Mercoledì 24 Aprile 2024

E il sindaco gay convinse il parroco Salta la messa per il no alla legge Zan

Treviso, Don Antonio voleva festeggiare con i fedeli la bocciatura al Senato. Il primo cittadino: "Dividi la comunità"

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di Andrea Morleo

Ieri al Santuario di San Zenone degli Ezzelini, alle 18.30, avrebbe dovuto tenersi una messa per la bocciatura del ddl Zan, ma all’ultimo momento è stata annullata per intervento diretto del sindaco, il quale ha convinto il parroco a soprassedere e a non dividere una comunità di persone che, al di là delle opinioni di ciascuno, oggi è alle prese con emergenze diffuse e radicate. La storia però merita di essere raccontata. Nel 2021 i nuovi Don Camillo e Peppone non abitano più a Brescello ma in un tranquillo paese di settemila anime con il Monte Grappa all’orizzonte e le colline di Asolo intorno. Le divisioni ci sono eccome. Esattamente coma una volta. Però sono cambiate e rispecchiano i tempi: non ci si accapiglia più tra filo americani e comunisti fedeli all’Urss, ma si combatte sui temi di oggi: forse anche perché nel frattempo i due blocchi hanno perso lo smalto di una volta e la Cina si candida a nuovo leader mondiale.

Motivo del fresco scontro è il disegno di legge Zan contro le discriminazioni e violenze omofobe, affossato in Senato dopo il sì della Camera. Don Antonio Ziliotto ha subito chiarito per quale schieramento faceva il tifo e, con tanto di annuncio sul bollettino parrocchiale, ha deciso di invitare in chiesa i fedeli "per ringraziare il Signore" che – secondo lui – ci avrebbe messo del suo per stoppare una proposta di legge definita (nero su bianco) "pericolosa e ambigua". Un’iniziativa senza precedenti e decisamente provocatoria rispetto, ad esempio, a un momento di preghiera per gli ultimi del mondo o per le vittime del Covid, che anche nel tranquillo paese del Trevigiano ha mietuto parecchi decessi e ora sta tornando a far paura.

A qualcuno era addirittura sembrata una sfida aperta – e quasi personale – al sindaco Fabio Marin, 35 anni, che non ha mai fatto mistero della sua omosessualità e di una felice relazione con il compagno. Un dettaglio non secondario che ha aggiunto pepe al remake della saga guareschiana. "Quando ho saputo della messa, confesso di esserci rimasto molto male, tanto più che con don Antonio ho sempre avuto un buon rapporto", spiega lo stesso Marin, in carica dal 2019. Il novello Peppone non è stato ad aspettare e ha affrontato il rivale proprio come avrebbe fatto il suo illustre predecessore di Brescello: ha composto il numero della parrocchia, scomodando don Camillo 2.0 a tarda sera per offrirgli uno spunto di riflessione.

"Ho detto molto chiaramente a don Antonio come la pensavo sulla sua iniziativa e che la ritenevo un fatto molto grave perché contribuiva ad alimentare inutili tensioni". Tensioni che in paese già si erano palesate quando il primo cittadino, qualche mese fa, si era visto presentare una mozione proprio contro il ddl Zan dalla minoranza consiliare.

"Il confronto fra differenti posizioni va benissimo, per carità, ma ritengo che la Chiesa debba occuparsi di ben altri problemi più importanti a cui pensare. E lo dico da credente. Detto questo, sono anche dell’avviso che in Italia esista un fondamentalismo cattolico che non fa il bene del Paese", predica Marin. Morale? La partita si chiude con la vittoria di Peppone e un passo indietro di don Camillo ma dopo un confronto e un chiarimento di persona. Cosa non da poco nell’era dei social dove tutti sproloquiano su tutto ma nessuno sa più ascoltare. Almeno questo don Antonio Ziliotto lo ha fatto. E gli va riconosciuto.