Giovedì 18 Aprile 2024

E Festival sia Il Natale laico degli italiani

Massimo

Donelli

Con il Festival regaleremo cinque serate di serenità, ha promesso Amedeo Umberto Rita Sebastiani, 58 anni, di Ravenna, in arte Amadeus. E la promessa, statene certi, sarà mantenuta. Con buona pace degli intellettuali schizzinosi. E per la gioia di chi ama il nazionalpopolare: Sanremo, appunto, il Giro d’Italia, il calcio, le sagre di paese, la banda, le Frecce Tricolori, le arie d’opera e C’è posta per te. Ovvero, musica, comicità, emozioni, storie, condivisi in famiglia o fra amici dimenticando per un’ora, una sera, un giorno lavoro, disgrazie, malattie.

Sì, perché nel tempo il Festival si è trasformato. Non è più solo un evento per appassionati di musica leggera e uno strumento, fra i molti, per intercettare i cambiamenti sociali. Sanremo è diventato una sorta di Natale laico che per cinque giorni manda in vacanza il resto della TV (nessuno osa controprogrammare) e permette a milioni di italiani di staccare la spina dalla routine. Tanto che il suo valore sociale è stato addirittura codificato 22 anni fa, il 9 marzo 1999, in una delibera dell’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni), massimo organo di vigilanza sulla TV. Agcom definisce il Festival "di particolare rilevanza per la società" perché gode "di risonanza speciale e generalizzata, riveste una particolare importanza culturale ed è un catalizzatore dell’identità culturale italiana". Agcom mette Sanremo sullo stesso piano della prima del Teatro alla Scala e del concerto di Capodanno del Teatro La Fenice. E, nell’interesse della popolazione, obbliga a trasmettere i tre eventi "su un canale televisivo gratuito senza costi supplementari per l’acquisto di impianti tecnici". Traduzione: Sky, Netflix o Amazon Prime non potranno mai avere il Festival. Che per cinque sere, quindi, permette alla Rai di svolgere pienamente il ruolo di servizio pubblico. E di brindare, il giorno dopo, con i dati Auditel. Prosit!