È degna di stare accanto all’inno di Mameli

Lorenzo

Guadagnucci

Piero Calamandrei, in un famoso e molto citato discorso agli studenti, pronunciato a Milano nel 1955 nella sede della Società Umanitaria, disse così: "Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa Costituzione! (...) Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione".

Ecco l’origine della convivenza democratica: i venti mesi della Resistenza, durante i quali i valori di libertà e dignità furono affermati da un movimento che certo non fu maggioritario, ma al quale diedero forza persone appartenenti a tutte le culture politiche antifasciste. Socialisti, cattolici, comunisti, repubblicani, liberali, perfino monarchici e anarchici. Un movimento armato ma anche non armato, perché è esistita una Resistenza civile e non violenta. È stata una della pagine migliori scritte dal popolo italiano e Bella ciao è una canzone che ben la rappresenta. Non è declamatoria né trionfante; semmai struggente, perché nasce dal dolore e dal sangue dovuti alla rovinosa guerra voluta dal fascismo. È una canzone di libertà, oggi conosciuta in tutto il mondo. Sì, Bella ciao è degna di stare accanto all’Inno nazionale. È anch’essa un Inno nazionale.