Venerdì 19 Aprile 2024

Durigon getta la spugna: "Troppe polemiche"

Il contrattacco: "La sinistra continua a occuparsi di un passato che non torna". La deriva a destra irrita gran parte del Carroccio

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Era una sorte segnata, e le dimissioni sono arrivate persino in anticipo sul previsto: "Lascio il mio incarico per porre fine a una polemica che porta a calpestare i valori in cui credo". Sono da poco passate le nove di sera quando Claudio Durigon mette così la parola fine alla sua avventura nel governo Draghi come sottosegretario all’Economia. Molti pensavano che il beau geste l’avrebbe fatto oggi alla festa di Affari Italiani, dove era in programma un suo intervento. Evidentemente si è reso conto di non avere più via d’uscita e, dopo un colloquio con Salvini ha deciso di anticipare i tempi con una lunga lettera aperta. Avrà certo pesato la mozione di censura annunciata da M5S, Pd e Sinistra italiana, ma non c’è dubbio che l’aria è cambiata negli ultimi giorni, dopo gli incontri di Mario Draghi con il leader leghista, e con il suo numero due, Giancarlo Giorgetti.

Ora Durigon riconosce di aver "commesso in buona fede degli errori nella mia proposta toponomastica sul parco comunale di Latina", e dice di essere "pronto a pagarne il prezzo". Lo fa rivendicando il ruolo svolto finora "con massimo impegno: continuerò a battermi per quota 100 e a impedire il ritorno della riforma Fornero", difendendosi dalle accuse: "Non sono e non sono mai stato fascista".

Si scusa con "quanti, vittime di mafia o loro parenti, possono essere stati feriti dalle mie parole". In questo quadro, ricostruisce l’affaire sul parco e l’intitolazione ad Arnaldo Mussolini: "Nella mia mal formulata proposta avevo solo l’idea di ricordare una storia di cui sono figlio, essendo nipote di immigrati veneti nel Lazio, che hanno partecipato all’opera di bonifica dell’Agro Pontino".

Ci tiene a precisare di "non aver mai chiesto di intitolare l’area al fratello di Mussolini", bensì "il ripristino del suo nome originario", scelto dai coloni. "Mai ho inteso avvicinare il nome di Mussolini a quello di Falcone e Borsellino". Quindi, si toglie alcuni sassolini dalle scarpe: "Mi hanno attaccato per coprire i limiti del Viminale su sbarchi e rave, e le parole di Conte sui talebani". Esulta il Pd: "Dimissioni tardive ma inevitabili". Applausi anche da Leu e da Conte: "Finalmente una buona notizia". Salvini ringrazia "il politico e l’amico perchè lascia la poltrona per amore dell’Italia e della Lega e per non rallentare l’azione di governo, messo irresponsabilmente in difficoltà per colpa di polemiche quotidiane e strumentali da parte della sinistra". Quindi, torna ad attaccare Luciana Lamorgese: "Contiamo che questo gesto di generosità induca alla riflessione altri politici, al governo e non solo, che non si stanno dimostrando all’altezza del ruolo".

Non indica chi prenderà il posto di Durigon: in pole Massimo Bitonci e Edoardo Rixi. L’irritazione del capo leghista è comprensibile. A scavare la fossa al sottosegretario è stato anche il fuoco amico. Nell’ultima settimana non è passato giorno senza che qualche leghista non sottolineasse che il Carroccio non ha niente a che vedere con il fascio o non ricordasse la sorprendente apparizione di Umberto Bossi al corteo antifascista il 25 aprile 1994. E’ ancora da capire quanto nel mirino ci sia stato solo Durigon e quanto invece la parte più pragmatica del Carroccio intendesse lanciare un segnale anche a Salvini.

Antonella Coppari