Mercoledì 24 Aprile 2024

Duello Draghi-Conte I maldipancia grillini? L’unica cura possibile è il reddito di cittadinanza

Corsa contro il tempo per frenare la crisi di maggioranza. L’ex premier chiederà alcune “prove d’amore“ al presidente del Consiglio. Ma solo il rilancio della misura simbolo dei 5 Stelle sembra percorribile

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di Ettore Maria Colombo

E così, finalmente, domani pomeriggio i due duellanti, Mario Draghi e Giuseppe Conte, si incontreranno. I due, a prescindere dall’ultima querelle, quella sulle presunte chat Draghi-Grillo, sono fatti per non prendersi e nessuno ci può far nulla. Il loro rapporto è fatto di incomprensioni, diffidenza, sfiducia, scarsa empatia (reciproca). Ma è come in un matrimonio, o fidanzamento, figlio dell’interesse (reciproco) e non dell’amore, a maggior ragione se non ti fidi l’uno dell’altro. A un certo punto arriva il punto di non ritorno: o vai avanti, cercando i compromessi possibili, oppure ognuno va per la sua strada e tanti saluti.

Per fortuna, si fa per dire, che “c’è“ la Politica, la quale, però, è fatta anche di passioni, sentimenti. Quali sono, dunque, le “prove d’amore“ che Conte chiederà a Draghi? Una premessa. Il presidente del M5s ha convocato, per domani mattina, il Consiglio nazionale del M5s. Il suo massimo organo politico. Vuole andare da Draghi forte di un mandato pieno: "Valuterò negli organi politici se restare al governo". Ma su quali basi? Detto che, in caso di patatrac definitivo, si passerebbe per la via di un voto sul web, tra gli iscritti ai 5s (facile e scontato prevederne l’esito), "se siamo così importanti, per il suo governo, Draghi lo dimostri con i fatti" dicono in coro i pentastellati.

E quali sarebbero questi fatti? Due temi sono politici, tre attengono ai contenuti. Uno. Il premier ha avuto un ruolo nella scissione di Ipf, sobillando Di Maio (che ovviamente smentisce) a staccarsi dal M5s? Due. Che cosa hai detto, davvero, a Grillo? Hai chiesto la mia testa? Sarebbe gravissimo. Poi, i contenuti. Il dl Aiuti innanzitutto. Va in Aula domani, deve poi passare al Senato e va convertito in legge entro il 16. Bisogna correre. Il guaio è che contiene ben tre norme indigeste al M5s: 1) il via alla costruzione di nuovi termovalorizzatori, tra cui quello di Roma; 2) il congelamento di fatto del superbonus al 110%; 3) ciliegina sulla torta, il ridimensionamento del reddito di cittadinanza: un emendamento, proposto da FI, votato da tutto il centrodestra, ma pure dal Pd, prevede ora che, dopo un solo rifiuto, a un datore di lavoro, si perde diritto al sussidio. Draghi, su termovalorizzatori e superbonus, non intende cedere, sul Rdc può aprire una trattativa.

Poi, c’è la questione dell’invio delle armi a Kiev con il quarto decreto interministeriale (armi pesanti comprese) già pronto. Non serve un passaggio in Parlamento (segue lo schema dei primi tre, già autorizzati nel primo decreto) ma Conte – che disse sì alla risoluzione parlamentare sull’Ucraina perché frastornato dalla scissione – chiederà un nuovo dibattito parlamentare. Da Palazzo Chigi, però, fanno marameo: al massimo si può rallentare l’adozione del decreto di giorni, ma si farà e, se Conte insiste, il governo cade. Poi, ci sarebbero tanti altri temi (cashback, trivelle nell’Adriatico, salario minimo, prossima manovra economica) ma bastano questi. Se Conte vuole rompere, nessuna prova d’amore aiuterà.