Due o tre cose (molto ingenue) sulla guerra

L'editoriale di Michele Brambilla

L'editoriale di Michele Brambilla

Perché c’è la guerra? (Premessa: c’è una guerra. Chi dice che non si può chiamare guerra quello che sta avvenendo provi a ripeterlo ai familiari dei circa trentamila morti nel Donbass dal 2014 ad oggi). Dunque: perché c’è la guerra? Gli esperti di geopolitica stanno fornendo varie risposte, analisi, ipotesi. Ci sono le ragioni dell’Ucraina, che vede violata la propria sovranità territoriale. Ci sono le ragioni di Putin, che non vuole i missili della Nato ai propri confini esattamente come gli Stati Uniti non vollero i missili sovietici a Cuba sessant’anni fa. Ci sono poi diversi interessi economici, e così via. Ok. Ma possiamo dire che in fondo questi sono dettagli?

Ci sono infatti sempre dei motivi, delle ragioni e dei torti e degli interessi economici, quando scoppia una guerra. Ma sono solo le manifestazioni visibili, a volte tangibili, del vero motivo per cui ci sono le guerre: e cioè quel cancro che si annida nell’essere umano e che diventa aggressività, desiderio di prevalere sull’altro, brama di potere, a volte gusto della violenza per la violenza, rivendicazione di diritti che non sono diritti...

Ad esempio. Una delle ragioni per cui la Russia rivendica la sovranità sull’Ucraina è che la stessa civiltà russa sarebbe nata, nel nono secolo, a Kiev, quando alcune tribù slave diedero origine a una monarchia che poi si sarebbe allargata a est. Putin anche ieri lo ha ripetuto, che l’Ucraina è roba sua.

Ma si può, a 2022 anni da Cristo e a 35.000 anni dall’homo sapiens sapiens, star qui ancora a discutere su chi è arrivato prima in un determinato posto??? Per cui quel posto spetta ai discendenti di quei primi abitanti? Ma discendenti di chi - poi - viste le infinite migrazioni che ci sono state e il mescolamento fra i popoli? Eppure nello stesso territorio ci si divide fra russi e ucraini, anche se si parla quasi la stessa lingua, così come in altri parti del mondo ci si divide fra serbi e croati, fra baschi catalani e castigliani, fra inglesi e scozzesi, fra irlandesi del Nord e irlandesi del Sud, fra bergamaschi e bresciani e qui mi fermo perché non vorrei che si offendesse qualcuno, sono solo esempi per dire che siamo tutti così, tutti aggrappati a un presunta identità che in realtà è la patologia dell’identità. Altro che globalizzazione.

E il lato grottesco e tragico è che ci sono uomini che si sparano a vicenda convinti di non essere fratelli ma nemici, convinti di combattere appunto per un ideale e invece sono pedine di potenti che, quando si incontrano fra loro per parlare di guerra e di pace, non si incontrano in trincea, si siedono a tavola.

Ecco perché c’è la guerra. Ma son discorsi, questi, da tenero Giacomo, quello della Settimana Enigmistica.