Drogate e stuprate nei finti casting Il manager condannato a 15 anni

La giudice su Di Fazio: il suo era uno schema per sfogare le perversioni. La procura aveva chiesto 9 anni . Sei vittime del 50enne. L’ira della difesa: "Stasi ha preso 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi"

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di Anna Giorgi

È violenza sessuale anche scattare una foto a una donna inerme, nuda, nel caso di specie stesa sul letto, totalmente incosciente, in posizione oscena e tramortita da massicce dosi di benzodiazepine, la cosiddetta droga dello stupro. Quella galleria fotografica degli orrori fatta di vittime-trofeo che il manager farmaceutico Antonio Di Fazio, 50 anni, arrestato nel maggio dello scorso anno, custodiva nel suo cellulare è stata riconosciuta, ai fini della pena, come reato di stupro reiterato, anche in mancanza della prova di consumazione fisica dell’atto.

È così che l’imprenditore dalla doppia vita, predatore senza scrupoli di giovanissime donne, ma anche devoto all’anziana madre, con cui si faceva ritrarre sui social con il nome di Antonello, ha avuto, ieri, una condanna esemplare, pronunciata dal giudice Anna Magelli: 15 anni e sei mesi in abbreviato. "Una pena molto severa", come ha detto a caldo il suo legale Mauro Carelli che ha già annunciato ricorso. "Una pena alta – ha aggiunto – se consideriamo, per esempio, che Alberto Stasi per l’omicidio di Chiara Poggi è stato condannato, sempre in abbreviato, a 16 anni". La condanna del manager, fra l’altro, è di gran lunga maggiore anche rispetto alla richiesta della stessa accusa che aveva formulato 9 anni, questo perché il Gup non ha riconosciuto la continuazione dei reati, che porta a una diminuzione della pena complessiva, ma li ha spacchettati perché collocati temporalmente in tempi diversi. Quindi il giudice ha emesso una prima condanna per i maltrattamenti contro l’ex moglie, l’accusa originaria era tentato omicidio già derubricata in lesioni, una seconda per la violenza nei confronti della studentessa bocconiana di 21 anni e una terza condanna per gli altri episodi di violenza, con relative foto, ai danni di altre quattro vittime. Tre pene diverse per i diversi capi di imputazione che hanno portato la condanna a 23 anni e sei mesi, sulla somma è stato poi applicato lo sconto di un terzo dovuto alla scelta del rito alternativo. Stabiliti anche i risarcimenti: 98mila euro per la studentessa della Bocconi, avvelenata con un caffè durante un colloquio di lavoro e 14mila per tutte le altre parti civili.

I gravi "disturbi della personalità" di Di Fazio, avevano spiegato l’aggiunto Letizia Mannella e il pm Alessia Menegazzo nella requisitoria, sono stati la "chiave di lettura" e "il filo rosso" che ha collegato le violenze messe in atto con lo stesso schema. Di Fazio sceglieva le sue vittime: tutte belle, giovanissime e in cerca di upgrade sociale. A loro millantava vita dorata e conoscenze importanti. Poi l’appuntamento per parlare di lavoro davanti a un caffè e la trappola, lo stordimento con la droga e le foto. Di Fazio, da febbraio, si trova in una struttura psichiatrica, ai domiciliari.