Drogata a 10 anni, la gang dei baby pusher

Indagano i carabinieri a Monza: nel mirino 5 ragazzini. I test su psicofarmaci e cocaina

Carabinieri (Foto di repertorio Novi)

Carabinieri (Foto di repertorio Novi)

Vimercate (Monza), 3 agosto 2019 - Drogata a 10 anni e ricoverata in una struttura protetta per l’assunzione di sostanze. Confermata la presenza nel sangue di psicofarmaci, benzodiazepine, prosegue l’approfondimento sul modo in cui la piccola brianzola – come riferito dai medici – sarebbe entrata in contatto con la cocaina. Caccia discreta, ma mirata su un gruppo di giovanissimi spacciatori: 5 minorenni, fra i 13 e i 15 anni, già identificati. Probabilmente si tratta di consumatori, a loro volta clienti di pusher più grandi. Su di loro puntano le verifiche, per capire chi avrebbe ceduto la sostanza, consumata "sporadicamente", come ha confermato ancora ieri pomeriggio il primario di psichiatria dell’ospedale di Vimercate, Antonio Amatulli, da cui la piccina è stata avviata a una comunità per minori.   "Quando le cose sono così, i sintomi sono inequivocabili", aveva raccontato. Sotto l’urto dell’assedio mediatico, il polo sanitario brianzolo smussa poi il clamore, "non confermando e non smentendo" l’uso della polvere bianca. Perché – dice soppesando le parole lo stesso dottore – "ci sono situazioni ematiche che non danno risultati univoci", puntando però sull’importanza di "un caso particolarmente delicato per l’età" e chiarendo che se la bambina è "incappata" nella droga, "non ne faceva uso regolare". 

Per il capo della procura minorile, Ciro Cascone, si tratta di un caso di "disagio per una piccina seguita a dovere dalla famiglia". Genitori normali, che hanno dovuto fare i conti con un calvario, iniziato con un primo accesso al pronto soccorso da cui è emerso il ricorso a benzodiazepine, farmaci a rischio dipendenza, avvenuto a Monza ad aprile e regolarmente segnalato alle autorità. Poi due nuovi episodi: confusione, ira incontenibile che portano la famiglia a tornare dai medici in altre due occasioni, questa volta a Vimercate, da dove la paziente di quinta elementare è stata inviata alla comunità che sta portando avanti il percorso di ricostruzione in stretto contatto coi genitori. Nel mezzo, varie fughe da casa.

"Una strada lunga e complessa, nella quale non colpevolizziamo nessuno", la precisazione del primario. L’ansiolitico è l’unica sostanza citata nei referti ufficiali, acquisiti dai pm. Sulla cocaina proseguono serrate le verifiche, rese più difficili dalla labilità dei risultati dei test con il passare delle ore – secondo quanto sostenuto dal primario – specie nel caso di un’assunzione non regolare. Per questo è fondamentale l’esperienza e l’osservazione clinica. Diventa essenziale il parere di Amatulli, già ascoltato dagli inquirenti. E nel frattempo, sull’altro fronte, gli stessi carabinieri che quasi ogni settimana tengono d’occhio parchi e scuole per arginare il fenomeno che ha superato non solo in Brianza la soglia d’allarme, seguono rapidi le tracce dei baby spacciatori.   Intanto è la politica, in particolare l’area del centrodestra, a prendere la vicenda a esempio. "Il dramma della bimba di Vimercate è un pugno nello stomaco. Una vicenda che lascia sgomenti e che ci ricorda che l’uso di stupefacenti tra i minori è un fenomeno più diffuso di quanto si pensi – dice Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera –. Nessuna pietà per chi vende droga, o meglio morte, ai più giovani". Dura la collega forzista del Senato, Licia Ronzulli: "Com’è possibile che lo spaccio raggiunga i bambini? – si chiede – Mi fanno schifo gli spacciatori. Sono venditori di morte. Mi fanno ancora più schifo quelli che non si fanno scrupoli a vendere droghe ai bambini". È invece Maurizio Gasparri, anche lui senatore azzurro, a domandarsi: "Di fronte a drammi di questa portata abbiamo ancora degli sciagurati irresponsabili che parlano di legalizzare le droghe?".