Angelina Barini, la escort serial killer: avvelenava i clienti per pochi dollari

Ha ucciso anche lo chef di Lodi Andrea Zamperoni, trovato morto nel 2019 in un motel a New York. I giudici di Brooklyn l’hanno condannata a 30 anni. Mix di droghe e barbiturici per stordire le vittime

Angela Barini

Angela Barini

Casalpusterlengo (Lodi), 28 aprile 2022 - Trent’anni di carcere. A una donna che ha mostrato "uno scioccante disprezzo della vita umana". Capace di uccidere "per pochi, facili dollari" come ha sentenziato la Corte federale di Brooklyn. Il suo unico scopo era derubare le sue vittime mentre "giacevano incoscienti e morenti a causa delle droghe letali che aveva loro somministrato". L’angelo della morte è la 43enne escort italo-canadese Angelina Barini. La condanna a 30 anni è arrivata per quattro omicidi. Quello del 33enne chef lodigiano originario di Zorlesco di Casalpusterlengo, Andrea Zamperoni, dipendente del ristorante Cipriani Dolci al Grand Central Station di New York, trovato cadavere il 21 agosto del 2019 in un motel al Queens e di altre tre persone: due clienti incontrati e un 60enne americano, impiegato delle Poste in pensione.

Barini, per mettere in atto il suo folle piano omicida, somministrava cocktail letali di Ghb (droga dello stupro) e Fentanyl mischiato ad altri narcotici. La morte della prima vittima non ha modificato il suo atteggiamento e la escort ha continuato ad attirare i clienti con le stesse modalità. La escort 43enne rischiava l’ergastolo, era già gravata da 24 precedenti penali in prevalenza per droga e reati contro il patrimonio. La difesa facendo rilevare problemi personali, possibile ridotta capacità di intendere e di volere, è riuscita ad ottenere una condanna a trent’anni di carcere, dopo un patteggiamento preceduto da una confessione.

Andrea Zamperoni faceva il cuoco a New York
Andrea Zamperoni faceva il cuoco a New York

Angelina Barini durante l’udienza è scoppiata in lacrime più volte e la famiglia ha annunciato che farà appello alla sentenza. Zamperoni era sparito nel nulla il 17 agosto di quasi tre anni fa al termine del turno di lavoro: per lui si erano mobilitati amici e colleghi di lavoro e il fratello gemello Stefano, anch’egli chef a Londra, era subito volato in America sulle sue tracce. Ma quattro giorni dopo, la dolorosa scoperta: il suo cadavere fu rinvenuto nella camera 15 del Kamway Lodge, a quattro isolati dal suo appartamento. Quando gli agenti bussarono alla porta della 43enne furono pervasi da "un forte odore di cadavere misto a incenso", come fu riferito allora dagli inquirenti.

I filmati delle telecamere di sicurezza del motel avevano ripreso il 33enne lodigiano entrare con una donna somigliante alla prostituta poco prima delle 5 del mattino del 18 agosto. Qualche ora più tardi lo stesso sistema di videosorveglianza aveva immortalato più volte la donna uscire e rientrare in albergo alla ricerca di materiale per disfarsi del cadavere. L’inchiesta successiva aveva permesso di scoprire la presunta complicità di un 47enne di nazionalità filippina, Leslie Lescano (ad oggi ancora in fase di giudizio) il quale, secondo l’accusa, aveva preso la carta di credito dalle tasche dello chef italiano narcotizzato a terra ed era andato in un market a comprare del cibo, recandosi successivamente pure al casinò.

La richiesta di patteggiamento ha permesso alla Barini di evitare l’ergastolo, ma, secondo fonti legali vicini alla famiglia Zamperoni, è stata una pena esemplare poichè la donna si era di fatto dichiarata colpevole solo per i reati di spaccio di sostanze stupefacenti. Ma il giudice americano ha comminato la pena così elevata, definita come "monito futuro".

La notizia della condanna si è diffusa anche nel paese natale di Andrea, ma nessuno ha voluto fare commenti. Una comprensibile richiesta di riservatezza su una vicenda che, se sembra scrivere la parola fine sulla vicenda giudiziaria, lascia ancora aperta la ferita relativa alla tragica scomparsa del cuoco.

"Non me la sento di dire nulla", è stata la gentile ma ferma risposta della mamma del 33enne chef, Oriella Dosi. Anche il sindaco di Casalpusterlengo Elia Delmiglio, che conosceva Andrea, non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito. "È una questione delicata e dolorosa". Solo l’avvocato che ha seguito il processo nelle sue prime fase, ha ribadito solo che "giustizia è sicuramente stata fatta anche se non ci si può dire contenti perché il dolore è ancora enorme".