Giovedì 25 Aprile 2024

Draghi vuole la linea dura: ci hanno ingannati E l’Europa chiude i rubinetti dell’export

Von der Leyen giura: "I vaccini prodotti nella Ue restano qui". Biden tende la mano al Vecchio Continente, ma per ora niente dosi

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di Alessandro Farruggia

È una Europa che si sente sedotta e abbandonata da big pharma quella che ieri si è riunita in videoconferenza per il Consiglio europeo. Una Europa che per difendersi vuole stringere i cordoni dell’export per garantirsi da aziende che non rispettano gli impegni e che ha trovato la mano tesa (ma vuota di dosi) di Joe Biden. "Siamo pronti – ha annunciato Biden in videoconferenza con Bruxelles – a lavorare con l’Europa sui vaccini". L’Atlantico torna a restringersi un pò, anche se è chiaro che l’aiuto americano arriverà non prima di luglio: nessuna azione immediata, ma una intesa in prospettiva. "UE e Stati Uniti – ha commentato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen – sono entrambi produttori di vaccini, è nell’interesse comune collaborare per garantire il funzionamento delle catene di approvvigionamento".

E così l’Europa dovrà uscire dalla crisi sostanzialmente da sola, confrontandosi con durezza con le aziende produttrici. "I cittadini europei hanno la sensazione di essere stati ingannati da alcune case farmaceutiche, penso soprattutto ad AstraZeneca" ha denunciato il presidente del Consiglio, Mario Draghi nel suo intervento, in cui ha anche sostenuto la necessità di "non restare inermi di fronte agli impegni non onorati da alcune case farmaceutiche". Draghi è tornato a mettere con forza sul tavolo di Bruxelles la questione dello stop all’export. Chiedendo a Von der Leyen se ritenesse giusto che le dosi di vaccini prodotte in UE siano d’ora in poi destinate all’UE e dando il suo "pieno sostegno" alla proposta della presidente di rafforzare il meccanismo europeo sulle esportazioni di vaccini. "Le dosi prodotte nell’Unione resteranno nell’Unione" ha assicurato nella replica la von der Leyen, che per sottolineare che l’Europa non è protezionista ha detto che in questi mesi ben 77 milioni di dosi prodotte in UE sono state esportate, 21 milioni delle quali in Regno Unito. "L’UE – ha poi aggiunto la presidente della Commissione – è orgogliosa di essere la casa di aziende che esportano in tutto il mondo e sarà sempre una fervente sostenitrice della cooperazione globale. Ma AstraZeneca deve prima di tutto recuperare sulle dosi concordate con l’UE e onorare il contratto per poter impegnarsi di nuovo nell’export". Von der Leyen ha anche rivelato che "la sostanza utilizzata per l’infialamento delle dosi nel sito italiano di Anagni proveniva dalla Corea del Sud e dalla Cina, come previsto per la produzione dei vaccini per Covax (il programma vaccini per i paesi in via di sviluppo)".

Nel Consiglio di ieri l’Europa si è poi affidata all’alleanza transatlantica con Joe Biden – che proprio ieri ha alzato la posta in America, promettendo 200 milioni di immunizzazioni nei suoi primi 100 giorni in carica – che si è collegato in videoconferenza. Il presidente degli Stati Uniti nel suo breve intervento ha parlato del rilancio delle relazioni transatlantiche, di lotta ai cambiamenti climatici e della collaborazione sui sieri, aprendo al Vecchio Continente. Niente di operativo, ma un segnale importante, con un totale cambio dei toni rispetto all’epoca di Donald Trump. L’America c’è. Due i piani di trattativa, quello della concessione dei brevetti per la produzione in Europa e quello di un aumento dell’export a partire dal terzo trimestre. "Il commissario Thierry Breton è in contatto con l’amministrazione statunitense per garantire gli approvvigionamenti necessari per produrre più dosi" ha detto il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel. "L’accelerazione della produzione, della consegna e della diffusione dei vaccini – è stato ribadito nella dichiarazione finale – resta essenziale per superare la crisi, ma è altrettanto importante che le aziende garantiscano la prevedibilità della loro produzione e rispettino le scadenze di consegna". AstraZeneca è avvisata. Nella dichiarazione finale si fa anche una concessione anche i paesi scontenti, capitanati dall’Austria, annunciando "in uno spirito di solidarietà" la spartizione dei 10 mln di dosi del vaccino di Pfizer-BioNTech che verranno consegnate in anticipo nel secondo trimestre del 2021.