di Antonella Coppari Misure eccezionali per tempi eccezionali. Eccola qui, in sintesi, la manovra di guerra di Mario Draghi: ci sono voluti due Consigli dei ministri, una cabina di regia e un durissimo scontro tra Pd e Cinquestelle che decidono di non partecipare al voto per protesta contro la norma sui nuovi inceneritori nella capitale e i poteri straordinari al sindaco per il Giubileo. Ma alle nove di sera il premier annuncia che il dado è tratto: "Le decisioni odierne a sostegno di famiglie e imprese rappresentano il senso stesso del governo". Certo ammette d’essere "un po’ dispiaciuto per il comportamento di M5S", spera che "non abbia conseguenze", non si traduca "cioè in fibrillazioni". Ma lui non cambia marcia. Accompagnato da un pezzo di governo ("siamo tutti maschi, e me ne scuso"), illustra in conferenza stampa il decreto da 14 miliardi appena varato per far fronte alla crisi generata dalla guerra in Ucraina. Esibisce con fierezza quei 200 euro "una tantum" che arriveranno a 28 milioni di italiani tra dipendenti, autonomi e pensionati con reddito fino a 35mila euro. Un provvedimento, sottolinea il premier, che si estende in molte aree: "Approviamo liberalizzazioni, riforme nel settore delle energie rinnovabili, che contribuiranno a renderci più indipendenti dal gas russo". Queste misure, chiosa il capo del governo, si aggiungono ai 15.5 miliardi già stanziati: "Siamo a un totale di circa 30 miliardi già spesi, due punti percentuali del prodotto interno lordo, e vorrei notare che lo abbiamo fatto senza ricorrere a scostamenti di bilancio: questo dimostra che non sono tanto gli strumenti che contano, ma le risposte alle necessità, le esigenze". E certo, riconosce, per il momento l’economia "è in rallentamento", il tasso d’inflazione ad aprile è stato del 6.2% "in larghissima parte" causato dalla crisi energetica, però ci tiene a sottolineare "non si ...
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