Martedì 16 Aprile 2024

Draghi vara la manovra di guerra "Famiglie e imprese prima di tutto"

Il premier affronta le fibrillazioni della maggioranza. Parole chiare sul conflitto, presto da Biden a Washington

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di Antonella Coppari

Misure eccezionali per tempi eccezionali. Eccola qui, in sintesi, la manovra di guerra di Mario Draghi: ci sono voluti due Consigli dei ministri, una cabina di regia e un durissimo scontro tra Pd e Cinquestelle che decidono di non partecipare al voto per protesta contro la norma sui nuovi inceneritori nella capitale e i poteri straordinari al sindaco per il Giubileo. Ma alle nove di sera il premier annuncia che il dado è tratto: "Le decisioni odierne a sostegno di famiglie e imprese rappresentano il senso stesso del governo". Certo ammette d’essere "un po’ dispiaciuto per il comportamento di M5S", spera che "non abbia conseguenze", non si traduca "cioè in fibrillazioni". Ma lui non cambia marcia.

Accompagnato da un pezzo di governo ("siamo tutti maschi, e me ne scuso"), illustra in conferenza stampa il decreto da 14 miliardi appena varato per far fronte alla crisi generata dalla guerra in Ucraina. Esibisce con fierezza quei 200 euro "una tantum" che arriveranno a 28 milioni di italiani tra dipendenti, autonomi e pensionati con reddito fino a 35mila euro. Un provvedimento, sottolinea il premier, che si estende in molte aree: "Approviamo liberalizzazioni, riforme nel settore delle energie rinnovabili, che contribuiranno a renderci più indipendenti dal gas russo". Queste misure, chiosa il capo del governo, si aggiungono ai 15.5 miliardi già stanziati: "Siamo a un totale di circa 30 miliardi già spesi, due punti percentuali del prodotto interno lordo, e vorrei notare che lo abbiamo fatto senza ricorrere a scostamenti di bilancio: questo dimostra che non sono tanto gli strumenti che contano, ma le risposte alle necessità, le esigenze".

E certo, riconosce, per il momento l’economia "è in rallentamento", il tasso d’inflazione ad aprile è stato del 6.2% "in larghissima parte" causato dalla crisi energetica, però ci tiene a sottolineare "non si tratta di recessione". Sia ben chiaro, ammette, se "la situazione peggiora noi siamo pronti ad ogni tipo di governo". Però il quadro non gli appare così fosco; sciorina un po’ di di cifre: "I dati sul mercato del lavoro mostrano come a marzo ci siano stati 800 mila occupati in più rispetto a un anno fa. Il tasso di occupazione sfiora il 60%, il livello più alto dalle serie storiche. Le prime stime – dice ancora – prevedono che nel primo trimestre del 2023 il Pil sia ai livelli prepandemici. Ma l’attualità incombe: Conte insiste perché l’Italia si riposizioni sull’Ucraina.

"Noi cerchiamo la pace, non abbiamo bisogno di riposizionare l’Italia in questo senso: agiamo a difesa dei valori Ue e della Nato", ripete. Al presidente americano Biden, che vedrà presto a Washington, dirà che " non c’è escalation, faremo di tutto per aiutare Kiev". E d’altra parte, continua, siamo un paese democratico è normale che ci sia varietà di opinioni anche sull’invio di armi pesanti: "Le posizioni dell’Italia non sono in discussione, c’è un decreto ministeriale che prevede invio di nuove armi, non so dire quali".

Torna a bomba sull’energia: "Il nostro obiettivo è affrancarci dalla dipendenza dal gas russo". Sul tavolo la questione del pagamento in rubli: "La nostra posizione è la stessa della Germania, della Francia, di tutti. Seguiremo le indicazioni della Commissione europea al riguardo. Non c’è nessuna distinzione dell’Italia dagli altri". Chiude con una battuta: "Una volta mi è stato chiesto dell’aumento dello spread, e ho detto che dimostra che io non sono lo scudo contro qualunque evento, io sono umano, le cose succedono. Ma rispetto a paesi simili, non è aumentato in modo sensibile".