Draghi sprona i ministri: subito al lavoro "Niente liti, dobbiamo salvare il Paese"

Nella prima riunione a Palazzo Chigi, il premier indica lo schema del governo. Lavoro, ambiente e scuola le priorità. "Bisogna fare squadra"

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di Antonella Coppari

"Nell’ultimo anno ci sono stati migliaia di morti, moltissimi ragazzi hanno perso mesi di scuola, abbiamo un’economia che soffre e ci siamo dovuti adeguare a comportamenti depressivi". Nella prima riunione del suo governo, Mario Draghi riassume così il quadro dell’Italia dopo "un anno complicatissimo" e un altro alle porte che dovrebbe "segnarne il rilancio". Può sembrare una ovvietà, ma non lo è: il premier ricorda ai ministri la drammaticità della situazione per rafforzare il suo appello. "So che avete sensibilità diverse. Dovete metterle da parte. L’unità non è un’opzione, ma un dovere. La messa in sicurezza del Paese viene prima degli interessi di parte". Per quanto siano dissimili i 23 ministri seduti, come nessuno avrebbe ritenuto possibile appena dieci giorni fa, uno accanto all’altro devono riuscire a fare squadra.

Una squadra che dovrà operare su vari fronti in modo diverso da quella precedente, guidata da Giuseppe Conte: la campanella che cambia mano all’ora di pranzo sancisce il passaggio di consegne. Si gira pagina in un clima cortese ma formale, quasi burocratico. L’immagine di rito consegna agli archivi il premier a fianco di quello che, secondo molti, sarà il convitato di pietra del nuovo esecutivo.

Una prima differenza è tangibile: nello stile. Come già successo al Colle subito dopo l’austero giuramento, i ministri lasciano Palazzo Chigi rapidi e silenziosi, senza concedere nemmeno una frasetta alle troupe televisive che assediano il portone. Draghi è stato chiaro: "Noi comunichiamo quello che facciamo, non quello che intendiamo fare". Non si tratta di "sobrietà" ma di porre al primo posto l’opera e non l’ immagine. "Mettetevi subito al lavoro", del resto è stata l’esortazione del capo dello Stato, Mattarella dopo la firma dei decreti di nomina.

Tra le priorità, ieri il premier (salutato dagli applausi di tutti i leader europei) ha citato il piano vaccini. Non è un segreto che – pur confermando la direzione di marcia – ritiene necessario un drastico "cambio di passo". L’aveva già segnalato durante le consultazioni. Vuole moltiplicare i call center, procedere a tappeto con i tamponi rapidi, specie nelle scuole. Di nomi non ne ha mai fatti, ma la sostituzione del commissario Arcuri sembra probabile. Nel corso dei colloqui con le forze politiche, l’allora presidente incaricato aveva definito "inaccettabili" i ritardi nell’erogazione delle casse integrazioni. Anche ieri ha trovato modo di citare il rischio di crisi sociale. Ed è consapevole che, senza tempestività nell’assegnazione dei ristori, quella crisi sarà difficilmente evitabile. Insomma, oltre ad Arcuri è in bilico anche il presidente dell’Inps, Tridico.

È altrettanto nota l’attenzione di Draghi per la scuola. Non solo per i ritardi nell’apprendimento, ma anche per la diffusione di quel "clima depressivo" tra i giovani a cui ha alluso pure ieri. Un assaggio di quel che intende fare si avrà tra mercoledì e giovedì, quando si recherà in Parlamento per il voto di fiducia. Ma la scelta di Patrizio Bianchi che, come assessore all’Istruzione in Emilia Romagna, si è occupato della ripresa post-terremoto e, per conto della ministra Azzolina, ha preparato un piano per la riapertura delle scuole in settembre rimasto poi lettera morta, sembra eloquente di per sé.

La svolta sarà senza dubbio sul fronte degli investimenti per il Recovery. Non è un caso se, tra i ben nove ministri riconfermati, non ci sia Roberto Gualtieri e l’ex responsabile del Mise, Patuanelli, sia stato spostato in un altro dicastero. È probabile che tra i limiti principali del piano preparato dall’ex ministro dell’Economia e Conte ci fosse una scarsa attenzione per quell’ambiente che invece è centralissimo per l’Europa e per lo stesso Draghi. "Sarà un governo ambientalista – assicura – Qualsiasi cosa faremo, a iniziare dalla creazione di posti di lavoro, terrà conto dell’impatto ambientale". Il primo banco di prova non si farà attendere: è l’Ilva di Taranto.