Lunedì 22 Aprile 2024

Draghi, prova di forza coi partiti. Sfiorata la crisi di governo

Il premier non accetta mediazioni sul catasto e la maggioranza si spacca. Esecutivo salvo per un voto

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di Antonella Coppari

Crisi sfiorata. L’emendamento della Lega che mirava a sopprimere la riforma del catasto, articolo 6 della delega fiscale, è stato respinto in commissione finanze della Camera 23 a 22, con un voto di scarto: quello di Alessandro Colucci (Noi con l’Italia). Dunque, grazie a una defezione in un centrodestra altrimenti compatto. Senza lo spostamento deciso dal leader, Maurizio Lupi, il governo si sarebbe dimesso. Questo, almeno. aveva annunciato mercoledì la sottosegretaria al Mef Cecilia Guerra su mandato di Draghi. Che ha cercato e vinto la prova di forza con la sua maggioranza. Per il futuro si vedrà: il centrodestra punta a ripresentare la modifica in aula, e chiede a Palazzo Chigi di non mettere la fiducia.

Il premier ha tentato di salvare la situazione telefonando a Berlusconi: si è sentito rispondere che il taglio delle tasse per Forza Italia è un elemento iscritto nel Dna azzurro troppo qualificante per poter essere sacrificato, malgrado il rischio di una crisi di governo nel momento forse più drammatico dalla fine della seconda guerra mondiale. Quando il l’ex presidente Bce, che ha preso male il diniego, ha giocato l’ultima carta, il tentativo di trovare una mediazione su un testo riformulato da Forza Italia assieme alla Lega proseguiva da ore, era passato per diverse incontri anche a Palazzo Chigi nonché per un vertice di maggioranza in Parlamento. "La vera sede di confronto", come ha sottolineato il presidente della commissione, Luigi Marattin (Iv), interrompendo un bilaterale tra gli azzurri e gli emissari di Draghi nella sede del governo.

La quadratura del cerchio consisteva nell’assicurazione che i nuovi estimi catastali non si sarebbero tradotti in modifiche del carico fiscale. Messa così, lo stesso Salvini, che pure in mattinata aveva insistito per lo stralcio, si sarebbe spostato. In ogni caso, con il voto a favore del resto del centrodestra di maggioranza,lo strappo sarebbe stato meno lacerante, tanto più che il Carroccio, a differenza di FI, aveva già votato contro il provvedimento in cdm. Ma la sinistra si è opposta: "Rimettiamo dentro la fotografia dei valori di mercato". Niente da fare: la norma non arriva neppure sul tavolo della commissione. Né la cosa stupisce: la propaganda impone di negare l’aumento delle tasse, ma quando emergeranno abitazioni accatastate per il valore inferiore a quello reale, va da sé che le imposte aumenteranno. Affossato il tentativo di mediazione, Berlusconi rompe gli indugi; come non ha ceduto al pressing di Gianni Letta, così non molla di fronte alle insistenze di Draghi, nonostante un certo malumore della sua delegazione al governo, che si traduce in una nota del ministro Brunetta: "Incomprensibile il voto di Forza Italia sul catasto".

Per un attimo sembra che il voto possa slittare di nuovo poi, pallottoliere alla mano, il governo capisce di potercela fare: ne esce salvo ma non indenne. La lacerazione è profonda: "Sono senza parole – sottolinea il segretario Pd, Letta – il centrodestra ha cercato la crisi". La Lega è furibonda: Salvini chiede un incontro a Draghi, e annuncia che il Carroccio d’ora in poi, almeno sul fisco, si terrà le mani libere. Una situazione senza via d’uscita: con le elezioni vicine, come ha spiegato Berlusconi a Draghi – ogni partito ha elementi identitari che non può sacrificare. Ma è una logica che Super Mario non ha mai accettato, tanto meno lo fa ora quando le circostanze gli hanno restituito il compito di guidare il governo in un momento difficilissimo. Con il polso più del commissario che del premier.