Giovedì 18 Aprile 2024

Draghi media tra i partiti e sfida l’austerità. "Momento di dare soldi, non di chiederli"

Il premier presenta il dl Sostegno: "Siamo in emergenza, le scelte economiche le faremo poi. Ora non pensiamo al debito"

Il premier Mario Draghi (Ansa)

Il premier Mario Draghi (Ansa)

Pragmatico. Consapevole di guidare un Paese in una fase che non permette progettazioni a lungo raggio. Lo dice apertamente: "Non è tempo di grandi scelte economiche. Ora bisogna gestire l’emergenza". È la stella polare che Mario Draghi mostra di seguire in ogni campo nella sua prima conferenza stampa. Dall’economia alla pandemia ai rapporti con i partner Eu fino ad arrivare a i temi che lo riguardano personalmente. Sono le otto di sera quando si presenta ai cronisti assieme al titolare dell’Economia, Franco, e a quello del Lavoro, Orlando al termine di un consiglio dei ministri travagliato, che ha visto il varo del dl sostegno di 32 miliardi "con l’obiettivo di dare più soldi a tutti e nel minor tempo possibile. È un anno in cui i soldi non si chiedono, ma si danno".

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Entra subito nel merito del tema del giorno, la sanatoria delle cartelle esattoriali, oggetto di un lungo braccio di ferro nell’esecutivo che ha fatto slittare la riunione di oltre due ore. "Si tratta di un condono ma molto limitato nell’importo, che riguarda una platea con poche disponibilità", spiega quando tutto è compiuto e la Lega (appoggiata da Forza Italia) ha dovuto piegare la testa: troppo alta la proposta messa in campo da Salvini & co. che chiedevano lo stralcio a prescindere dal reddito. Nel lungo confronto con la delegazione leghista – mentre il resto dei ministri attendeva fuori dalla stanza – il presidente del consiglio è stato secco: "Non possiamo fare ciò che chiedete. Così è evasione".

Per chiudere il cerchio, ha messo in campo assieme a Franco una mediazione "sostenibile" che fa giubilare Pd-Leu-Iv: verranno stralciate le pendenze sotto i 5.000 euro per chi ha avuto un reddito 2019 sotto i 30 mila euro ma solo per il periodo 2000-2010. Laconico ma determinato a chi gli chiede conto delle fibrillazioni nell’esecutivo replica: "È un momento di grande condivisione. È chiaro che tutti i partiti sono entrati al governo portandosi un’eredità di vedute, convinzioni, annunci fatti in passato. Tutti hanno bandiere identitarie, si tratta ora di chiedersi quali di queste bandiere abbiano un senso e a quali si può rinunciare senza fare un danno alla propria identità e all’Italia". Capitolo chiuso, dunque, con la riforma della riscossione. "È chiaro che lo Stato non ha funzionato. Bisogna cambiare qualcosa". E qualcosa cambia già con la scelta di abbandonare i codici Ateco, che molto hanno fatto discutere nel recente passato.

Entra nel dettaglio di un decreto "che è solo un intervento parziale: sarà corretto con un nuovo scostamento ad aprile". Dice che il dl segue tre linee: aiuto alle imprese, al lavoro e contro la povertà. Va diritto al nocciolo del problema che interessa gli italiani: i tempi dei ristori. "I pagamenti inizieranno l’8 aprile per chi avrà fatto domanda". Se tutto va secondo il copione che ha scritto, "11 miliardi entreranno nell’economia il prossimo mese". Domande e risposte sono inevitabilmente a tutto campo.

Rispunta il Mes e Draghi è netto: "Con i tassi attuali non è una priorità e senza un progetto cosa lo prendiamo a fare?". Nonostante la scelta obbligata di navigare per ora a vista qualcosa sulle regole del patto di stabilità l’ex presidente della Bce concede: "Ora bisogna assistere aziende e lavoratori, non pensare al debito. Verrà il momento ma mi pare difficile che le regole possano restare le stesse". Sulla crisi tra Russia-Usa e sull’impatto eventuale sull’Italia ricorre all’ironia: "Noi siamo un Paese fondato sull’europeismo e l’atlantismo. I nostri rapporti internazionali non sono in discussione ma crisi mi pare una parola grossa, per ora siamo allo scambio di complimenti". E sulle aspettative che lo circondano: "Mi auguro che le future delusioni non siano uguali all’entusiasmo che c’è oggi". Su una cosa solo glissa: una sua eventuale aspirazione alla presidenza della Repubblica: " L’orizzonte temporale del governo lo deciderà il Parlamento, io cerco di fare il più possibile e il più rapidamente possibile".