Giovedì 18 Aprile 2024

Draghi marcia spedito e parla già di riforme Si parte da fisco, giustizia civile e burocrazia

Secondo giro di consultazioni: il premier incaricato sonda i partiti sul programma. Domani tocca alle parti sociali. Il governo in settimana

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di Antonella Coppari

Il programma del suo governo l’ex presidente della Bce non lo ha ancora presentato, ma la sensazione comune a tutti quelli che lo hanno incontrato o sentito ieri è che Draghi abbia in mente una sorta di svolta su diversi fronti. Se non una cesura rispetto al governo precedente, un cambio di passo tale da configurare una politica sostanzialmente diversa. Prima di tutto, però, va chiarito che il futuro premier appare consapevole della natura del suo governo e dei limiti che questa impone. Capitoli importanti come le riforme istituzionali, la legge elettorale o la giustizia penale saranno competenza del Parlamento, che avrà nell’ultima fase della legislatura un ruolo più determinante di quello che gli è spettato finora. Per l’esecutivo "europeista, che guarda all’alleanza atlantica" per dirla con le sue parole, essenziale sarà la gestione della pandemia e quella del Recovery, inteso in senso ampio. Includendo cioè le riforme necessarie per farlo funzionare davvero.

Sono tre e Super Mario intende affrontarle e risolverle: giustizia civile, pubblica amministrazione e fisco. Le annuncia a tutti ma si limita ai titoli: cos’abbia in mente per ora resta un mistero. Difficile parlare di nuovo corso per quanto riguarda gli investimenti: è un capitolo tutto da scrivere. Ma per la pandemia ci dovrebbero essere cambiamenti sensibili. Draghi mira a "una gestione sociosanitaria meno depressiva dell’epidemia e delle persone". Potrebbe voler dire un diverso atteggiamento nei confronti delle chiusure, ma certamente implica una svolta sul fronte della scuola, al quale fin dai primi colloqui si era mostrato attento, dicendosi "preoccupato non solo per il deficit cognitivo, ma anche per la condizione psicologica dei giovani". Per quanto riguarda la vaccinazione, Draghi è deciso sul serio ad accelerare. Potrebbe significare un intervento corposo se non nel team di governo, in quello delle strutture che hanno gestitola lotta alla pandemia.

Il compito del presidente incaricato richiede pure un notevole sforzo di diplomazia ed equilibrio. L’esecutivo dovrà garantire una certa continuità con quello precedente, in caso contrario la composizione della squadra verrebbe vissuta come un affronto dalla ex maggioranza. È altrettanto necessario segnalare discontinuità, o a risentirsi saranno Lega e FI. È un rebus che il premier non affronta nel corso delle consultazioni, dove parla solo di programmi. Ecco perché Pd, LeU e M5s – dopo aver cassato l’ipotesi di una delegazione comune – consapevoli di non poter porre veti, oggi si presenteranno al secondo colloquio con "paletti programmatici comuni" definiti in un incontro tra i leader domenica e in una video conferenza tra capigruppo ieri.

Non significa che Draghi sui ministri non pensi di ascoltare nessuno. Lo farà, probabilmente lo sta facendo, con discrezione al telefono senza vertici formali, chiedendo ai partiti rose di nomi. La continuità dovrebbe essere garantita dalla conferma agli Interni di Lamorgese e di Speranza alla Salute. Difficile che Gualtieri resti all’Economia come chiede il Pd: potrebbe comunque avere un ruolo centrale. Ma questa è un partita che Draghi inizierà ad affrontare sul serio da stasera: i tempi sembrano destinati a slittare dopo la consultazione annunciata dal M5s per domani e giovedì. L’intenzione del premier era sciogliere la riserva domani, probabilmente il passaggio scivolerà a dopodomani sera o a venerdì. E il voto di fiducia potrebbe essere fissato martedì invece di lunedì. Qualunque sia il verdetto della piattaforma Rousseau, il governo nascerà: il no della base Cinquestelle, però, renderebbe la Lega determinante, mettendo la sorte dell’esecutivo nelle mani di Salvini. Un esito sgradito a molti, a partire dal Pd che si troverebbe solo in maggioranza con il Carroccio e vedrebbe franare il progetto di alleanza strategica con il Movimento.