Draghi isola gli irriducibili del no pass Via libera al certificato per lavorare

Il governo vota il decreto all’unanimità, ok anche dai leghisti nonostante le resistenze di Salvini

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di Alessandro Farruggia

"Questo è un decreto per continuare ad aprire il Paese", dice Mario Draghi. Un decreto forte, che parla da solo e che allargando l’obbligo di Green pass a gran parte del mondo del lavoro, pubblico e privato, 23 milioni di persone, travolge come un torrente in piena le obiezioni di Salvini e lo fa con il consenso della Lega di Giorgetti e dei governatori. Il governo approva all’unanimità e Salvini fa buon viso a cattivo gioco: "Senza la Lega – dice – avremmo l’obbligo vaccinale". "Draghi – chiosa il ministro forzista Mariastella Gelmini – fa sintesi". Già. A dire il vero qualche frizione tra Franceschini e Speranza c’è stata, con il primo che avrebbe voluto eliminare subito i limiti di capienza massima di sport, cinema e teatri ("dal momento che l’accesso è legato al possesso del Green pass") e Speranza che ha invece ribadito la necessità di fare una valutazione più complessiva alla luce dei dati del contagio che si registreranno come conseguenza alla riapertura delle scuole.

Con la mediazione di Draghi, si è convenuto di affidare al Cts, il 30 settembre, una valutazione sull’opportunità. E anche questo scoglio è stato superato. Particolare a margine, a palazzo Chigi si è accolta con soddisfazione la notizia che proprio ieri sera Fitch ha rialzato le stime di crescita dell’Italia dal 4,8% al 5,7%. "Lo spazio per crescere – osserva uno dei consiglieri del premier – c’è. E se serve usare in maniera estesa il Green pass per continuare a riaprire il paese, il sacrificio è giustificato".

Sempre attento alla comunicazione, Draghi usa il basso profilo, ama l’understatement britannico, e sceglie di non scendere in conferenza stampa. Ma nel tracciare un decreto forte ha prestato attenzione che vi fossero inclusi anche gli organi costituzionali e "i soggetti titolari di cariche elettive o di cariche istituzionali di vertice".

"Gli organi costituzionali, ciascuno nell’ambito della propria autonomia, adeguano il proprio ordinamento", recita il decreto (dal quale è stato cassato il termine perentorio "entro il 15 ottobre", incluso nella bozza arrivata in Cdm, che era probabilmente incostituzionale). Presidenza della Repubblica, Parlamento e Corte Costituzionale, dotati del potere dell’autodichia, della possibilità, cioè, di decidere autonomamente, ovvero di intervenire in proprio, senza ingerenze esterne, sono invitate dal Governo a decidere in tal senso e così, dice ‘radio-Palazzo’ sarà. Il Consiglio di presidenza e la Conferenza dei capigruppo del Senato e l’ufficio di presidenza e la Conferenza dei Capigruppo per la Camera introdurranno l’obbligo di gren pass per parlamentari e dipendenti. Certo Quirinale e Consulta, nei loro ambiti, non saranno da meno.

A dirsi favorevole alla misura è la stragrande maggioranza del mondo politico, compreso Matteo Salvini: "Se la politica impone il Green pass ai lavoratori, e addirittura a chi fa volontariato – allarga le braccia – è ovvio che i politici devono essere i primi a rispettare queste regole, a partire dal Parlamento. Punto". L’esecutivo non può non essere soddisfatto e spiega le sue ragioni. "Con questo decreto – ha spiegato il ministro della Salute, Roberto Speranza – estendiamo dal 15 ottobre l’uso del Green pass a tutto il mondo del lavoro pubblico e privato, e lo facciamo per due ragioni: per rendere questi luoghi più sicuri e per rendere più forte la campagna di vaccinazione. L’utilizzo più estensivo del Green pass ci aiuterà a spingere la campagna di vaccinazione". Che è poi il fine ultimo, non fermarsi all’80% ma – vorrebbero al Ministero della Salute – raggiungere almeno quota 90% di vaccinati completi over 12 entro fine anno.