Mercoledì 24 Aprile 2024

Draghi delude sindacati e Pd. Nessun nuovo incontro

Prima dello sciopero di giovedì prossimo il premier non chiamerà Cgil e Uil. Previsto un summit lunedì, ma per parlare di pensioni. La Cisl si smarca ancora

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Chi, tra corso d’Italia e largo del Nazareno, sedi della Cgil e del Pd, si aspettava una chiamata di Mario Draghi per Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, è rimasto deluso. Il premier ha chiuso i giochi facendo sapere che prima dello sciopero generale di giovedì non ci sarà nessuna convocazione. E solo dopo, per il 20, i sindacati saranno invitati al tavolo dedicato alle pensioni. Come, del resto, era previsto.

E, dunque, non ci sono margini secondo Palazzo Chigi per accogliere i tentativi in extremis messi in atto daI big del Pd per scongiurare lo sciopero proclamato da Cgil e Uil. E questo sebbene i vertici delle due confederazioni si siano detti disposti al confronto, puntando esplicitamente a essere convocati.

"Stiamo chiedendo al governo che ci ascolti e riapra la trattativa con tutti. A oggi il governo con noi, che rappresentiamo il mondo del lavoro, una trattativa non l’ha ancora fatta", ha insistito ancora una volta Maurizio Landini. Le ragioni dello sciopero restano, ma il leader della Cgil, così come quello della Uil Pierpaolo Bombardieri, hanno lasciato uno spiraglio aperto, purché il governo si mostri disposto a rivedere i punti chiave della legge di bilancio, a partire dal varo di una riforma fiscale "vera".

Ma la chiusura di Palazzo Chigi è stata netta. Quando si sciopera non si tratta – si fa sapere utilizzando un vecchio detto sindacale – e quando si tratta non si sciopera. Niente da fare per i pontieri, compreso il leader dei grillini, che ieri mattina ha visto Draghi nella sede del governo, trovandolo rigido rispetto agli appelli per una convocazione all’ultimo minuto al fine di dare una motivazione per risotterrare l’ascia di guerra. E, del resto, il presidente del Consiglio sa che, oltre alla dote contro il caro bollette, non ha altro da concedere al sindacato. E, anzi, deve già fare i conti con i capitoli aperti dentro la stessa maggioranza: dalle cartelle esattoriali al Superbonus.

Insomma, il confronto governo-sindacati riprenderà solo dopo lo sciopero e solo sulla previdenza. E a quel punto, però, sarà lo stesso premier a guidare le danze in quello che sembrava, inizialmente, dover essere un tavolo al Ministero del Lavoro e che si terrà invece a Palazzo Chigi. Ma, a ben vedere, anche sulle pensioni i margini di intervento saranno minimi e la trattativa sarà lunga. Il risultato, per ora, è un muro contro muro, con Landini e Bombardieri che si ritrovano isolati dagli stessi partiti della sinistra e del centro-sinistra, a fare i conti con riserve e mugugni interni crescenti e provenienti dalle stesse categorie più consistenti delle due confederazioni. Mentre, dal canto suo, Luigi Sbarra, il leader della Cisl, insiste nell’attaccare la radicalizzazione del conflitto voluta dagli altri due capi sindacali. Senza, per questo, rinunciare a spiegare che la manifestazione della Cisl del 18 dicembre non sarà pro-governo.

C’è, infine, un’ultima gatta da pelare tutt’altro che indifferente, quella delle delocalizzazioni. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando e la viceministra dello Sviluppo Alessandra Todde vorrebbero intervenire al più presto, ma Confindustria è tornata all’attacco. L’intervento è "fortemente e ideologicamente anti-impresa. Si continua a guardare il dito e non la luna", ha affermato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ingaggiando un botta e risposta con Todde, pronta ad aprire un confronto con gli industriali.