Giovedì 18 Aprile 2024

Draghi al Colle? Un solo Mario non basta

Gabriele

Canè

Se ce ne fossero due, il problema sarebbe risolto: uno al Quirinale, l’altro a Palazzo Chigi. Se fossimo in Francia basterebbe quello che sta all’Eliseo: pensa a tutto lui. In Italia, invece di Draghi ce n’è uno solo, e quindi bisogna scegliere. Oggi, alcuni personaggi che contano votano perché l’attuale presidente del Consiglio resti al suo posto fino al 2023. Interessante, perché le esternazioni vengono da sponde diverse e con la stessa motivazione, anche se molto probabilmente con fini differenti. Sta di fatto che quando Berlusconi e Di Maio dicono "guai a toccare questo governo e il suo leader", e il presidente degli industriali Bonomi, non sempre benevolo con l’esecutivo in carica, ribadisce che c’è un lavoro di lungo respiro da fare; quando diverse sensibilità politiche e il mondo delle imprese votano Draghi, è difficile che il Parlamento allargato scelga un altro.

Del resto, tutto ciò è molto sensato: viviamo una pandemia senza fine, abbiamo da spendere più di 200 miliardi del Recovery, e da spenderli bene, soprattutto; abbiamo pure la fortunata coincidenza di avere in regia uno che se ne intende, meglio lasciarlo lì. Perfetto. Che poi Berlusconi nutra l’ambizione di salire al Colle, e Di Maio quella di non scendere a un manipolo di deputati nel caso delle inevitabili elezioni se Draghi cambiasse Palazzo, è altro discorso. Non è detto che motivazioni meno nobili non possano essere messe a servizio di un nobile obiettivo. E il fatto che questo fronte si consolidi in vista della scadenza di febbraio, fa pensare che alla fine possa andare proprio così. Il che non disturba la stragrande maggioranza degli italiani, e non solo. Anzi. Resterebbe il nodo del Quirinale. I tempi e le dinamiche politiche sono e saranno complesse, difficili da gestire affidandosi alla logica delle quote o a figure di rappresentanza. È vero: di Draghi non ce ne sono due. E forse neanche di Mattarella.