"Dovevano asfaltarci, non hanno i numeri". Renzi: resto l’ago della bilancia

Italia Viva compatta (ma perde il socialista Nencini). Lo schiaffo in aula a Conte: "Io chiedevo confronto, tu parlavi solo di poltrone"

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"Il significato politico di questo voto mi sembra chiaro – commenta Matteo Renzi coi suoi, mentre si infila negli studi di Rai 1 per registrare Porta a Porta di Bruno Vespa – direi lampante. Il governo Conte non ha la maggioranza dell’aula del Senato e, di poco, ha quella della Camera. Io sono e resto l’ago della bilancia, per questa maggioranza Dovevano asfaltarci ma siamo decisivi. Noi siamo pronti a fare di tutto, tranne fare un governo con la destra. Siamo disponibili a un governo di unità nazionale".

"Non so se avete visto i numeri – se la ride un colonnello renziano di livello che ha stazionato tutto il giorno al Senato –, ma al mio Paese 140 no più 16 astenuti fa 156 contro appena 156 sì (ma solo con i voti di Ciampolillo e Nencini riammessi all’ultimo minuto, con la Var, ndr)".

"Una maggioranza stentata e ottenuta con tre senatori a vita in pancia, più due forzisti convertiti dell’ultima ora, tra cui la storica ex pasionaria del Cavaliere, Mariarosaria Rossi…", più il socialista Nencini, "convinto da Conte". "Se avessimo votato contro, invece di astenerci – spiega ancora – il governo andava sotto e allora nessuno lo salvava. Conte sarebbe dovuto salire al Quirinale a dimettersi".

"Andrò avanti – era stato il vaticinio di Matteo Renzi a metà pomeriggio, prima ancora che, alle dieci di sera, si esaurisse la seconda ‘chiama’ del Senato, quella decisiva – e continuerò a fare da ago della bilancia del Parlamento. Tre o quattro se ne andranno, lo so. I più giovani, credo, sui quali la pressione del Pd è stata fortissima, pesante, sleale. Ma non importa. Senza Iv, governo e maggioranza non vanno da nessuna parte. Una maggioranza raccogliticcia".

Renzi le defezioni dei suoi, al Senato, le aveva messe persino in conto. Ma non arrivano da nessuno dei presunti ‘sospettati’ che restano tutti compatti. Aspettano la seconda ‘chiama’, i senatori di Iv, guidati da Matteo Renzi, come una "compatta falange macedone", prima di palesare la loro astensione: tattica parlamentare furba, giusto per vedere come si posizionavano gli altri gruppi sulla prima chiama. La falange, alla fine, non perde pezzi: si astengono in 16 su 18, tranne Luigi Marino, assente giustificato (ha il Covid), e il socialista Riccardo Nencini . Nencini aveva parlato "in dissenso" da Renzi e da Iv, in sede di dichiarazioni di voto, "apprezzando" l’azione del governo, ma aveva giurato che si sarebbe astenuto, per poi cambiare posizione in corner, alla seconda chiama.

Senza il suo voto la somma di contrari e astenuti avrebbe superato il governo. Renzi aveva messo nel conto la sua defezione: "Riccardo è un amico. Viene via per un ministero, non di meno. Ora vedremo se Conte accontenterà lui, quelli del Maie e gli ex azzurri come la Polverini… Ne ha parecchi da accontentare, però".

Renzi, con Conte, ha il dente avvelenato e ai suoi dice: "Io a Conte ho chiesto, più volte, in tanti mesi, di rilanciare il governo e l’azione di governo su tante cose, sui progetti, su questioni alte, ma Conte mi ha offerto, a me e ai miei, solo e sempre poltrone, soltanto poltrone. A me un posto alla Nato, che peraltro confondeva con l’Onu. Alla Boschi il ministero della Giustizia. A Rosato la Difesa e via così. Ma noi, come avete visto, le poltrone le abbiamo lasciate". Non ha ancora tenuto il suo intervento in Aula quando alcuni cronisti, tra cui QN, lo intercettano alla buvette, dove si era appartata per una spremuta col suo braccio destro, Bonifazi.

Per Renzi "questa maggioranza raccogliticcia non avrà vita facile, dentro quest’aula come pure dentro le commissioni. Gli faremo vedere i sorci verdi. Io sono e resto, con i miei, l’ago della bilancia di tutte le maggioranze possibili. Me ne sfileranno via qualcuno? Sì, ma bastano quelli che ci sono e che resteranno con me. Al massimo ne perdo tre o quattro". In ogni caso, la vera partita inizia domani, cioè oggi.