Venerdì 19 Aprile 2024

Dov’è finito il rimorso di chi uccide?

Davide

Rondoni

Cosa passa nella mente di due uomini, di mestiere dirigenti finanziario e commerciale, non due sprovveduti, padri di famiglia, che dopo aver investito e ucciso due persone sul lago di Garda se ne tornano a casa in Germania? Cosa passa per la loro mente in quelle ore e dopo? Il loro avvocato ora dice che sono “distrutti”, che se ne sono tornati là perché là abitano, fornendo motivazioni giuridiche. Ma quando si tronca la vita di qualcuno non c’è solo il piano giuridico. C’è anche quello esistenziale e morale. Ma come, investi una barchetta sul lago che ovviamente ha delle persone a bordo, e tu tiri dritto e te ne torni a casa in Germania? Nulla ti ha morso nel cuore, nella mente, nemmeno la umana curiosità di sapere che diavolo hai combinato? E poi vai a casa a dormire. E dormi? Nulla che somigli a un rimorso che ti fermi, ti faccia tornare indietro, nemmeno un’ombra? Le indagini chiariranno se c’entra l’alcol e le imputazioni giuridiche necessarie. Ma il problema che ci sgomenta è come sia possibile che due persone dotate di buon senso, di responsabilità, sembrano non mostrare di fronte al fatto compiuto un indugio, un rimorso. Non si fidano dei giudici italiani? Se non è fuga cosa è allora? Ma, insisto, al di là del dato giuridico c’è un altro livello.

Forse non esiste più il rimorso, esiste solo la strategia giudiziale? Non esiste più quella tensione suprema che ha ispirato opere d’arte memorabili, come la Notte dell’Innominato nei Promessi Sposi, per cui un uomo che sa di aver compiuto atti ingiusti prova una smania, una puntura, un inestirpabile bisogno di fare dei conti con la propria coscienza? Non sappiamo cosa provano i due responsabili della tragica fine dei due gitanti sul lago. Ma vediamo un comportamento che ci sconcerta. E ci fa chiedere, come sempre dobbiamo, se qualcosa ci riguarda. Sappiamo cosa è il rimorso? O ci mordono solo ansie e frenesie?