Dosi ridotte, scontro Europa-AstraZeneca "Rispettate gli accordi o vi tagliamo i soldi"

L’ira di Bruxelles: abbiamo ordinato le fiale prima dell’autorizzazione per non trovarci in questa situazione, fuori il contratto. Sopralluogo nell’impianto belga colpevole per i ritardi. Il premier inglese tranquillo: "Le nostre forniture sono blindate"

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di Giovanni Rossi

L’Europa – per una volta – ci mette la faccia e grida ad AstraZeneca: basta scuse, dateci subito i vaccini (che l’Ema sta per approvare), perché il taglio preventivo delle consegne è "ingiustificato e inaccettabile". Tra Bruxelles, in rappresentanza dei 27 paesi Ue, e Cambridge, sede del colosso anglosvedese, volano parole ruvide. Di più: accuse di una durezza inusitata. Spettatore interessato il governo di Boris Johnson, che tuttavia si proclama "molto sicuro di forniture e contratti". Ma i 27 mostrano i denti e così, dopo uno spossante tira e molla, il colosso farmaceutico accetta il confronto. In serata al comitato vaccini Ue partecipa in video anche la vicepresidente esecutiva (per Europa e Canada) Iskra Reic. Nel corso della riunione la top manager tocca con mano la crescente rabbia di Bruxelles per l’annunciato taglio del 55-60% delle forniture nel primo trimestre 2021.

La società imputa la stretta a supposti problemi produttivi del suo stabilimento belga. La Ue non si fida e, ispezionato l’impianto (a giorni il report), nutre profondi dubbi sulle giustificazioni che appaiono "contrastanti e non dimostrano l’enorme taglio". La produzione del vaccino in quattro stabilimenti complessivi (due Ue, due Uk) non prevede infatti, secondo Bruxelles, canalizzazioni prioritarie e separate. "Il chi prima arriva meglio alloggia può funzionare dal macellaio sotto casa, certo non nei contratti né nel nostro accordo di acquisto anticipato", denuncia la commissaria europea alla salute Stella Kyriakides.

Il Regno Unito, in piena trattativa Brexit, ha firmato un contratto con AstraZeneca tre mesi prina della Commissione (che ha aspettato la fine dell’estate). È questa la morale del ceo Pascal Soriot per la vistosa "priorità" distributiva al governo britannico. Secondo Soriot, non c’è "alcun obbligo" sul numero di dosi da fornire all’Ue, visto che nel contratto con gli europei c’è scritto chiaramente: "Best effort". Ossia: "Faremo del nostro meglio", traduce il ceo, chiarendo che sarà necessario attendere un numero di vaccinazioni sufficiente nel Regno Unito prima di "usare gli stabilimenti britannici anche per la fornitura" ai 27.

La Ue non ci sta: ha assunto il rischio d’impresa finanziando con 336 milioni di euro gli stock prodotti prima del semaforo verde Ema (forse domani). Tranche versate in parte. Ora il saldo dipenderà dalle consegne. "Abbiamo siglato un accordo di acquisto anticipato – ricorda l’esponente cipriota – per un prodotto che non esisteva. Abbiamo firmato proprio per assicurarci che la compagnia si dotasse della capacità produttiva per realizzare il vaccino in anticipo". Non solo: nel programma "di consegne trimestrali non è previsto che alcun Paese, o il Regno Unito, abbia priorità". "La logica dell’accordo – riassume Kyriakides – è valida oggi come allora. Mi appello ad AstraZeneca perché si impegni appieno a ricostruire la fiducia, a fornire informazioni complete e a rispettare i suoi obblighi contrattuali, sociali, morali". In caso contrario Bruxelles rivendica lo svincolo dalla clausola di segretezza e la pubblicazione dell’accordo.

Il sospetto che parte della produzione prefinanziata dalla Ue sia finita all’estero è motivato. "I dati delle dogane non mentono. Sappiamo che sono stati spediti diversi vaccini in tanti paesi fuori Europa: non sappiamo quali aziende e quali vaccini ma lo scopriremo", mette in guardia una fonte della Commissione.