Venerdì 13 Settembre 2024
NINO FEMIANI
Cronaca

Dopo lo stupro delle cuginette Meloni in campo: verrò a Caivano Sì all’appello del prete-coraggio "Bonificheremo il Parco Verde"

La decisione dopo l’invito di don Patriciello. Poi la promessa: garantiremo sicurezza alla gente. La mamma di una delle ragazzine violentate scrive alla premier: "Ci porti via da questo inferno".

Dopo lo stupro delle cuginette   Meloni in campo: verrò a Caivano  Sì all’appello del prete-coraggio  "Bonificheremo il Parco Verde"

Dopo lo stupro delle cuginette Meloni in campo: verrò a Caivano Sì all’appello del prete-coraggio "Bonificheremo il Parco Verde"

di Nino Femiani

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni si recherà al Parco Verde di Caivano (Napoli), raccogliendo così l’invito di don Maurizio Patriciello, il prete coraggio della chiesa di San Paolo Apostolo, che dopo gli abusi di gruppo sulle due cuginette del rione aveva lanciato un invito alle massime autorità dello Stato, affinché si facessero sentire e soprattutto vedere in quel quartiere degradato e negletto. Nel corso del Consiglio dei ministri la premier ha annunciato la sua visita, che costituisce un fatto senza precedenti: mai finora alcuna autorità di grado superiore al sindaco, si era fatta vedere al Parco Verde, considerato uno dei posti più infidi e pericolosi d’Europa, una delle piazze controllate dai narcos di Secondigliano e Caivano, che da anni si fanno la guerra per gestire il business della polvere bianca.

Meloni non si limita ad annunciare il suo arrivo, ma precisa che il governo "punta a bonificare l’area. Per la criminalità non esistono zone franche". Parole che intendono affermare – anche con un comitato per l’ordine e la sicurezza convocato sul posto l’1 settembre – l’impegno dello Stato contro i clan che hanno minacciato Patriciello, il quale aveva puntato il dito anche contro di loro: "La mafia è un sottobosco putrido". Don Maurizio si dice ora "grato alla Meloni. Ha mostrato sensibilità. Da credente ringrazio il Signore che ci dà la forza di andare avanti e di non arrenderci". Intanto, deve fronteggiare l’anatema della camorra che sta facendo terra bruciata intorno a tutti i presidi di legalità. Non è un caso che domenica, alla messa delle undici, erano presenti solo diciotto parrocchiani.

La presidente del Consiglio andrà, quindi, nel famigerato parco, perché, come ha urlato dall’altare don Maurizio, "Caivano è in Italia e i nostri bambini sono italiani". "La mia non sarà una semplice visita ma offriremo sicurezza alla popolazione, non andrò per una passerella ma per offrire risposte", assicura Meloni. E sul centro sportivo abbandonato (il luogo dove le due cuginette sono state violentate da un branco di coetanei, due maggiorenni), la presidente è categorica: "Va ripristinato, tornerà in funzione il prima possibile". Una promessa che sembra aprire uno spiraglio in queste settimane scandite da episodi terribili.

Quello di don Patriciello non è l’unico appello indirizzato a Palazzo Chigi. La mamma di una delle due bambine vittime degli stupri a Caivano, insieme con il suo avvocato Angelo Pisani, ha rivolto alla premier una accorata richiesta: "Presidente, siamo nelle sue mani: ci porti via da questo inferno". La donna ha scritto a Meloni una lettera per chiedere una legge ad hoc in grado di proteggere le vittime di violenze, pedofilia e prostituzione e le loro famiglie.

"Perché i pentiti di mafia hanno la possibilità di tornare a vivere in una condizione di protezione insieme con le loro famiglie e le vittime non criminali, come due bambine abusate, invece no, senza la possibilità di poter avere una nuova vita con le loro famiglie lontano dagli orchi e dall’inferno? Quando tra qualche tempo saranno restituite ai loro genitori, – ricorda la mamma –, queste bambine torneranno a vivere là dove sono state violentate, correndo gravi rischi, e questo non è giusto né possibile".

In sostanza, i familiari della dodicenne stuprata chiedono di poter cambiare nome e città, e, in aggiunta, le stesse misure di protezione previste per i collaboratori di giustizia. Lontani da quel rione popolare, nato per i terremotati irpini del 1980, che si è trasformato, giorno dopo giorno, in un girone per i dannati.