Mercoledì 24 Aprile 2024

Dopo lo scivolone Def, buona la seconda Alla Camera è bagarre, il Pd sceglie l’Aventino

Giornata ad altissima tensione per ri-approvare il documento economico. Polemiche tra maggioranza e opposizione, i dem escono dall’Aula. La miccia accesa da Foti (FdI) che incolpa per le assenze la minoranza.

Dopo lo scivolone  Def, buona la seconda  Alla Camera è bagarre,  il Pd sceglie l’Aventino

Dopo lo scivolone Def, buona la seconda Alla Camera è bagarre, il Pd sceglie l’Aventino

di Alessandro Farruggia

Il giorno dopo il pasticcio alla Camera sulla relazione del governo sullo scostamento di bilancio – andata sotto a causa di 45 assenze nella maggioranza – i gruppi parlamentari di centrodestra si scusano e fanno quadrato. Stavolta i deputati di maggioranza (e ci mancherebbe pure) sono presenti in massa e una pezza viene subito messa: con 221 voti a favore e 116 contro la Camera approva: buona la seconda. A seguire il Senato dà disco verde alla relazione sullo scostamento di bilancio e il Def.

Incidente chiuso? Il clima in parlamento è surriscaldato, il Pd sceglie ancora l’Aventino, con tanto di baruffa un aula, mentre la maggioranza si interroga suoi suoi errori. Il problema, paradossalmente, è che non è stato un agguato politico, ma sciatteria a far andare sotto il governo. "C’è stato un senso di irresponsabilità e superficialità – ammette il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani –. Sapendo che alla Camera lo scarto è ampio, qualcuno se ne è andato senza avvisare: non ci sono giustificazioni". Ora tutti giurano che hanno imparato la lezione. Sarà. A FdI, per evitare altri incidenti, valutano forme di coordinamento e monitoraggio dei parlamentari che sostengono il governo, e Giorgia Meloni ("solo una svista, ma dobbiamo garantire i numeri in aula") sembra intenzionata a organizzare incontri periodici con i capigruppo della coalizione.

Ma le scorie sono ancora calde. All’assemblea dei deputati di Forza Italia raccontano di uno vero e proprio scontro tra il capogruppo Paolo Barelli e il suo predecessore Alessandro Catteneo, che avrebbe dato la stura, come un vaso di Pandora, a vecchi rancori legati alla ‘rivoluzione interna’ al partito decisa poco più di un mese fa da Silvio Berlusconi. E’ toccato ad Antonio Tajani fare da mediatore. Il problema va al di là della necessità di adeguare i regolamenti della Camera sui quorum alla luce del taglio dei parlamentari, sollevata dal capogruppo di FdI Tommaso Foti, che a all’inizio della seduta della Camera ha chiesto "scusa agli italiani e al presidente del Consiglio per quanto accaduto".

È l’unico passaggio condiviso da maggioranza e opposizioni, in una seduta sospesa più volte, la prima per un malore del verde Angelo Bonelli (dopo i controlli è stato dimesso dal Gemelli), al termine dell’accorata dichiarazione di voto di Avs. Un’altra sospensione è arrivata dopo la bagarre fra FdI e Pd, che ha lasciato l’Aula completando un triplice Aventino dopo quelli delle ore precedenti nelle commissioni Giustizia di Camera e Senato.

La genesi è innescata da una frase di Foti. "Noi ci scusiamo con gli italiani – dice – ma se dobbiamo sentirci dire che gli assenti della maggioranza stavano facendo “il ponte del 25 aprile“, consiglierei all’opposizione di guardare le sue, di assenze. Perchè non ci piace che chi ci viene a dare lezioni di istituzioni, guarda caso, proprio ieri (27 aprile) abbia scelto l’Aventino in Commissione giustizia". Nico Stumpo (Pd) l’ha vista come una provocazione e si è diretto sotto i banchi di FdI, da dove si sono levati cori di “fuori fuori”, rivolti agli esponenti dem che stavano lasciando l’emiciclo. Commessi in azione, qualche spinta tra deputati, seduta sospesa.

"Una giornata di forzature", l’ha definita la segretaria dem Elly Schlein. "Adesso potranno completare questa sceneggiata di volere, il 1° maggio, portare delle norme che precarizzano ancora di più il lavoro e smantellano il reddito di cittadinanza", il commento da Ivrea del leader M5s Giuseppe Conte, poco dopo la votazione della Camera. Ma anche nell’opposizione le acque sono agitate. Alla fine sulla partita dei membri laici delle magistrature speciali (magistratura amministrativa, tributaria e Corte dei conti) prevale l’accordo tra M5s-Terzo polo e centrodestra che fa portare a casa alle due forze di opposizione 3 uomini di loro scelta. Il Pd resta all’asciutto e attacca, in particolare il partito di Giuseppe Conte da cui "non si aspettava questo tradimento".