Dopo il morto le violenze sessuali. Mega rave, degrado senza fine

Viterbo, le denunce di due ragazze. Quattro ricoverati in coma etilico. Cani stroncati dal caldo

Mega rave party nel Viterbese

Mega rave party nel Viterbese

Cronache marziane da un villaggio illegale. Visitando l’area dell’immenso rave party che dalla vigilia di Ferragosto è allestito illegalmente intorno al lago di Mezzano, nel Comune di Valentano (Viterbo), sembra di essere catapultati in un altro mondo. Un villaggio fatto di camper, auto ammassate l’una accanto all’altra, tende. Uno spazio dove i cani (alcuni sarebbero morti sotto il sole) girano in piena libertà, sbranando anche animali da allevamento, e dove la musica – proveniente da casse possenti – irrompe per i trenta ettari di terra occupata, "suonando a palla" 24 ore su 24, non facendo dormire i turisti.

Negli stand improvvisati si possono trovare, e comprare, panini, pizza, birra, ma anche ’fumo’, e infatti l’odore di marijuana pervade l’aria. "C’è anche una pizzeria e fanno la pizza alla canapa", ammette un giovane. I ragazzi ballano e si sballano, incuranti del sole, del rischio Covid (quasi nessuno di loro indossa la mascherina). Uno di loro, Gianluca Santiago, è morto annegato nel lago, mentre è stata smentita la notizia di un secondo decesso. Il rave va avanti, lo sballo viene prima di tutto e di tutti, anche se ieri il 40% dei partecipanti ha deciso di andarsene. Sono tante le notizie che arrivano dal tam tam del villaggio illegale, notizie incontrollate e incontrollabili. Ieri cinque partecipanti sono stati ricoverati al pronto soccorso dell’ospedale della vicina Pitigliano, per gli effetti dell’alcol. Secondo quanto si apprende quattro sono in coma etilico, ma in condizioni non drammatiche.

Per le strade di campagna che portano al rave party è tutto un andirivieni continuo di ambulanze per assistere i partecipanti che si stanno sentendo male dopo giorni di sballo e musica a palla. Nei giorni scorsi, poi, due giovani avrebbero sporto denuncia per altrettanti tentativi di stupro. Una ragazza, a quanto sembra, sarebbe stata vittima di maltrattamenti continuati, toccata nelle parti intime e insultata all’interno del camper di un giovane tedesco. I fatti sarebbero andati avanti per alcuni giorni, fino a quando la ragazza non si è rivolta alle forze dell’ordine e ha sporto denuncia. Anche un’altra giovane avrebbe denunciato un tentativo di stupro. Poi il tam tam del villaggio racconta che a Ferragosto sarebbe nata anche una bambina. "La sera in cui è morto il ragazzo, poco dopo la tragedia una donna ha dato alla luce una nuova vita", ha detto in un bar di Valentano un ventenne che aveva appena lasciato la festa e si era fermato a fare colazione.

Diecimila partecipanti, provenienti da tutta Italia ma anche da molti Paesi europei (visto che abbiamo sentito parlare anche in inglese, francese e olandese). La festa illegale dovrebbe terminare prima della data prevista, il 23 agosto. Infatti un migliaio di partecipanti già martedì sera se ne sono andati, e ieri sera altre tremila persone avrebbero lasciato il villaggio. Le forze dell’ordine, adesso schierate in massa, non fanno più entrare nessuno e all’uscita controllano i documenti di chi se ne va. In queste giornate assolate di ballo e di sballo c’è anche chi fa la conta dei danni. È Piero Camilli, industriale della macellazione ovina, già presidente del Grosseto calcio che ha portato in Serie B, e proprietario della grande tenuta del lago di Mezzano, che si estende per settecento ettari e all’interno della quale si trovano anche il lago e la spiaggia.

"I danni sono incalcolabili – dice Camilli, allargando le braccia –. Dieci pecore sono state sgozzate dai cani che vengono lasciati in libertà. Stanotte (ieri per chi legge, ndr), hanno distrutto alcuni capannoni dove teniamo alcuni mezzi agricoli. Hanno rubato le batterie di cinque trattori, inoltre hanno sfasciato un pozzo creando problema di abbeveramento agli animali. Pecore e mucche sono impaurite. È una situazione devastante. Ma questo è un Paese legale?". Forti le preoccupazioni anche dal punto di vista ambientale: un’oasi incontaminata rischia di essere distrutta. E resta lo sconcerto dei sindaci: "I nostri cittadini e i turisti sono impauriti, lo Stato ci aiuti".