Venerdì 19 Aprile 2024

Dopo il Colle un governo di alto profilo

Raffaele

Marmo

È sotto gli occhi di tutti come i mesi a venire, fino al voto del 2023, saranno un altro, delicato e pericoloso, tornante della storia per il Paese. Dalla ripresa della pandemia, senza che possiamo sapere con relativa certezza come e quando ne riusciremo, al rischio di una nuova frenata dell’economia, determinata sia dalla recrudescenza del virus e dei suoi effetti sia dall’impatto consistente del caro energia e dalla strozzatura mondiale nelle forniture di materie prime, fino alla difficile attuazione del nostro Recovery Plan: ebbene, niente è acquisito per sempre e anche il galoppante Pil del 2021 potrà essere un fattore propulsivo per sostenere la ripresa anche nell’anno in corso o, invece, potrà rivelarsi un dato spot destinato a spegnersi rapidamente.

L’esito dipenderà da molteplici variabili, non tutte controllabili dal governo e dalla politica. Ma una cosa è certa: per quello che compete all’esecutivo e al Parlamento (ed è una quota ampia delle decisioni da prendere), non possiamo permetterci né errori né dilazioni, non possiamo pensare che basti andare avanti con la legislatura come se questo avesse di per sé implicitamente virtù miracolistiche.

Ci conforta non poco che il primo a avere questa consapevolezza sia Mario Draghi: il premier, che resti a Palazzo Chigi o che vada al Colle, è determinato a non farsi imprigionare nelle sabbie mobili di una estenuante campagna elettorale con bandiere e bandierine da piantare, niet da moltiplicare a uso social e promesse impossibili da smentire a stretto giro. Ma sarebbe altrettanto utile e benefico per il Paese che fossero ugualmente consci del rischio anche i leader dei partiti che invocano la prosecuzione della legislatura e, dunque, di un governo. La posta in gioco, del resto, non può essere il vitalizio dei loro parlamentari. In gioco c’è il destino di milioni di famiglie e imprese.