di Riccardo Jannello Amore, soldi, voglia di fuga: il mistero per ora resiste, anche se la vicenda di Liliana Resinovich si sarebbe risolta in modo tragico in meno di un chilometro, la distanza tra via Verrocchio 2, la sua abitazione, e il Parco dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste, dove il corpo è stato ritrovato. La donna, 63 anni, ex dipendente della Regione, era uscita di casa fra le 8.22 e le 9 del 14 dicembre e non vi ha fatto più ritorno. Dovrebbe essere il suo, in attesa dell’autopsia e del riconoscimento ufficiale in queste ore, il cadavere esile trovato ieri pomeriggio alla Rotonda del Boschetto avvolto da due sacchi neri dell’immondizia che tentavano di nasconderlo. Uno le era stato infilato dalla testa e uno dai piedi. Un giubbotto grigio scuro faceva capolino nella siepe del parco dove erano in corso le ricerche di polizia e vigili del fuoco andate avanti fino alle 19.30. Quando è stata fatta la macabra scoperta era presente anche Sebastiano Visintin, 72 anni, attirato dal via vai delle forze dell’ordine non lontano da casa sua. "Spero non sia Lilly" ha detto mentre il medico legale Enrico Costadinis esaminava il cadavere. Difficile che quello sia stato il luogo del delitto, visto che il parco di San Giovanni, seppur periferico, è frequentatissimo e dentro e nelle vicinanze ci sono importanti istituzioni. La pensionata quel 14 dicembre era uscita di casa poco dopo il marito, ex fotografo, appassionato di bibiclette e di lame affilate; avevano fatto colazione e alle 7,45 lui era andato a fare i suoi giri. Gli inquirenti cercano di capire i rapporti nella coppia. L’uomo ha dato due versioni differenti su come abbia passato quella mattina. Prima ha dichiarato che aveva sperimentato una telecamera per la bicicletta, poi che era stato a distribuire i ...
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