L’etrusca morta a 91 anni, un mistero d’amore

Provata l’età da record di un’anziana del II secolo avanti Cristo. Nell’antichità si raggiungevano picchi di longevità simili ai nostri

La mummia del faraone Ramses II, vissuto fra 1303 e 1213 avanti Cristo

La mummia del faraone Ramses II, vissuto fra 1303 e 1213 avanti Cristo

Roma, 23 settembre 2022 - Una scoperta archeologica che apre un mondo e che ci invita a riflettere su quali siano i reali progressi che la medicina contemporanea, spesso con eccessivo trionfalismo, sbandiera. È stato da poco ritrovato e subito analizzato il corpo tumulato di Thana Caia Prucui, un’arzilla signora etrusca vissuta nel II secolo avanti Cristo, che ha rivelato una particolarità sorprendente: l’età in cui questa nostra antenata è deceduta era di ben 91 anni.

Un fatto insolito, quasi una sorta di record vista l’epoca, a cui si aggiungono anche particolari riguardanti la vita privata della protagonista: sembra di intuire un grande amore a lungo vissuto accanto al marito, Vel Cai Carcu, al fianco del quale, spirato in età più giovane, lei è stata seppellita; un sentimento potente che ci piace pensare ingrediente fondamentale della durata fuori dal comune dell’esistenza terrena di chi l’ha vissuto (ai tempi di Giulio Cesare, a Roma, la vita media era attorno ai 40 anni).

Eppure il traguardo raggiunto da Thana Caia Prucui non è un caso isolato: se andiamo a considerare i faraoni d’Egitto, di cui possiamo determinare la durata della vita quasi sempre con estrema sicurezza, vediamo che alcuni di loro hanno vissuto quasi un secolo o, in un caso, anche di più. Se è ormai leggendaria la giovanissima età, neanche 19 anni, in cui è spirato Tut Ankh Amon (1341-1323 a. C.), è altrettanto celebrata l’esistenza quasi centenaria di Ramses II (1303-1213 a. C.), di cui 66 anni sul trono.

Il record assoluto tuttavia è ancora più strabiliante e appartiene a un sovrano egizio non così noto, quel Pepi II che è però ricordato per il profondo sentimento d’amore filale (ricambiato) verso sua mamma, la regina Ankhesenpepi II, gratificata da lui con un’importante piramide parzialmente conservata a Saqqara.

Ebbene Pepi II è vissuto nientemeno che la bellezza di oltre 110 anni (2284-2173 a. C.), ovviamente molti dei quali al comando del Paese del Nilo (94, secondo il conteggio di Manetone, un sacerdote egiziano del III sec. a. C. con la passione per la storia degli antichi faraoni).

Che l’attestazione di così straordinaria longevità sia esatta lo confermano resti di epigrafi con decreti di Pepi II stipulati durante tutta la sua esistenza e soprattutto il materiale di natura eterogenea, preziosissimo per dare indicazioni temporali, trovato a Balat, nell’oasi di Dakhla, uno dei centri abitati più prosperi durante il suo regno, che – detto per inciso – è stato il regno più lungo della storia (ben più dei 72 anni del Re Sole e dei 70 anni della regina Elisabetta II).

E simili ultraottuagenari, poi, non furono certo vegetali nella fase finale della loro esistenza: Ramses II guidò l’esercito in impegnative spedizioni militari anche ultra ottantenne; e soprattutto, sempre a quell’età, si rivelò amante focoso e prolifico tanto da generare gli ultimi dei 102 figli che ebbe da otto mogli ufficiali (tra cui la splendida Nefertari) e oltre quaranta concubine e che sono sepolti in un’enorme tomba comune vicino alla Valle dei Re: la paternità anche della prole avuta in tarda età è confermata dall’analisi del Dna.

Esempi di longevità che vengono affiancati da non isolati casi di gente comune: nella necropoli di Tebtynis (importante villaggio dell’Egitto di Cleopatra e sotto l’Impero romano) durante gli scavi nel 1993, che ho personalmente diretto, sono state trovate alcune mummie decedute in età anche molto tarda.

Un’ulteriore evidenza che già duemila anni fa, ma anche prima, pur con un’aspettativa di vita molto inferiore a quella attuale, l’essere umano poteva raggiungere in rarissimi casi picchi di longevità uguali ai nostri.

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