Pope Francis arrives in Alessano, Southern Italy, to pay a visit to the tomb of Bishop Tonino Bello on the 25th anniversary of his death at Alessano, Lecce district, Italy, 20 April 2018. After stopping in the cemetery of Alessano, the prayer on the tomb of Don Tonino Bello and the greeting to his family, Pope Francis meets the faithful. 
ANSA\Claudio Longo

Papa Francesco ad Alessano, paese di don Tonino Bello (Ansa)

Bari, 20 aprile 2018 - Per la prima volta un pontefice fa tappa della terra di don Tonino Bello. Papa Francesco si è recato in visita ad Alessano (Lecce), nella diocesi di Molfetta, paese natale del vescovo del quale è in corso un lento processo di beatificazione, nel 25esimo anniversario della sua morte.  "Capire i poveri era per lui vera ricchezza - spiega oggi Bergoglio -. Aveva ragione, perché i poveri sono realmente la ricchezza della Chiesa".  E davvero don Tonino Bello è stato sempre dalla parte dei poveri, dei senza-casa, degli immigrati, degli ultimi. Campione del dialogo e costruttore infaticabile di pace, nel 1985 (all'epoca del cardinale Anastasio Ballestrero, cioè prima della "svolta di Loreto") è stato indicato dalla Cei come presidente nazionale di Pax Christi. Il suo ideale era descritto dal versetto del Salmo 32, scelto come motto episcopale: "Ascoltino gli umili e si rallegrino".  Voleva un Chiesa "col grembiule" Una vita scomoda quello di monsignor Bello, che voleva una "Chiesa del grembiule".  Don Tonino (nato ad Alessano il 18 marzo del 1935 e morto a Molfetta il 20 aprile del 1993) girò il mondo, proclamando la Parola di Dio e compiendo gesti di riconciliazione, come l'ingresso in Sarajevo ancora in guerra, dove ha profetizzato la nascita di un'Onu dei popoli capace di affiancare quella degli Stati nel promuovere esiti di pace. La sua attività pastorale è stata sempre caratterizzata dalle rinuncia a tutto ciò che è simbolo di potere. Ecco perché  si faceva chiamare semplicemente "don Tonino") e da una costante attenzione agli ultimi. Ha voluto gruppi Caritas in tutte le parrocchie della diocesi, fondato una comunità per la cura delle tossicodipendenze. Lasciava sempre aperta la porta dell'episcopio per chiunque avesse bisogno, anche di notte.  "Amate i poveri. Amate i poveri perché è da loro che viene la salvezza, ma amate anche la povertà. Non arricchitevi". Sono state le sue ultime parole, dette nella cattedrale di Molfetta il giovedì santo del 1993, come estremo saluto. Morirà 12 giorni dopo. Ai funerali hanno partecipato decine di migliaia di persone accorse dall'Italia e dall'estero. Francesco prega sulla tomba: "Rinunciò ai segni del potere" Il cimitero di Alessano è costante meta di pellegrinaggio. Proprio qui si è fermato stamani Francesco, che ha voluto rammentare la "salutare allergia verso i titoli e gli onori", di don Tonino e il "suo coraggio di liberarsi di quel che può ricordare i segni del potere per dare spazio al potere dei segni". Un monito per la Chiesa tutta, affinché non ceda  "alla tentazione ricorrente di accodarci dietro ai potenti di turno, di ricercare privilegi, di adagiarci in una vita comoda". E ancora "una Chiesa monda di autoreferenzialità ed estroversa, protesa, non avviluppata dentro di sé". Un Chiesa "contempl-attiva", così come la chiamava Bello.   "Vivere la Chiesa del grembiule significa vivere la Chiesa del servizio", spiegava il vescovo di Molfetta. Parole che trovano un'eco nel pensiero e nelle azioni di Papa Francesco. "In questa terra, Antonio nacque Tonino e divenne don Tonino - racconta oggi Francesco, incontrando i fedeli -. Questo nome, semplice e familiare, che leggiamo sulla sua tomba, ci parla ancora. Racconta il suo desiderio di farsi piccolo per essere vicino, di accorciare le distanze, di offrire una mano tesa. Invita all'apertura semplice e genuina del Vangelo. Don Tonino l'ha tanto raccomandata, lasciandola in eredità ai suoi sacerdoti. Diceva: 'Amiamo il mondo. Vogliamogli bene. Prendiamolo sotto braccio. Usiamogli misericordia'".  Non si contano le persone, i gruppi, le comunità che si ispirano al messaggio di Don Tonino; così come le scuole, le strade, le piazze, le realtà aggregative che si intitolano al suo nome. Tutto questo si chiama "fama di santità" . A Molfetta, seconda tappa del viaggio di Francesco,  il ricordo di don Tonino è vivissimo in tutta la popolazione, tramandato anche ai giovani che per ragioni anagrafiche non l'hanno conosciuto. "Costruttore di pace, fratello degli ultimi. Don Tonino Santo", è la scritta che accoglie i fedeli nella cattedrale. In 50mila hanno accolto il pontefice, venuto finalmente a omaggiare la sua figura.

Cronaca

Bari, 20 aprile 2018 - Per la prima volta un pontefice fa tappa della terra di don Tonino Bello. Papa Francesco si è recato in visita ad Alessano (Lecce), nella diocesi di Molfetta, paese natale del vescovo del quale è in corso un lento processo di beatificazione, nel 25esimo anniversario della sua morte.&nbsp;&nbsp;"Capire i poveri era per lui vera ricchezza - spiega oggi Bergoglio -. Aveva ragione, perché i poveri sono realmente la ricchezza della Chiesa".&nbsp;

E davvero don Tonino Bello è&nbsp;stato sempre dalla parte dei poveri, dei senza-casa, degli immigrati, degli ultimi. Campione del dialogo e costruttore infaticabile di pace, nel 1985 (all'epoca del cardinale Anastasio Ballestrero, cioè&nbsp;prima della "svolta di Loreto") è&nbsp;stato indicato dalla Cei come presidente nazionale di Pax Christi. Il suo ideale era descritto dal versetto del Salmo 32, scelto come motto episcopale: "Ascoltino gli umili e si rallegrino".&nbsp;

Voleva un Chiesa "col grembiule"

Una vita scomoda&nbsp;quello di monsignor Bello, che voleva una "Chiesa del grembiule". &nbsp;Don Tonino (nato ad Alessano il 18 marzo del 1935 e morto a Molfetta il 20 aprile del 1993) girò&nbsp;il mondo, proclamando la Parola di Dio e compiendo gesti di riconciliazione, come l'ingresso in Sarajevo ancora in guerra, dove ha profetizzato la nascita di un'Onu dei popoli capace di affiancare quella degli Stati nel promuovere esiti di pace. La sua attività pastorale è stata sempre caratterizzata dalle rinuncia a tutto ciò che è simbolo di potere. Ecco perché&nbsp;&nbsp;si faceva chiamare semplicemente "don Tonino") e da una costante attenzione agli ultimi. Ha voluto gruppi Caritas in tutte le parrocchie della diocesi, fondato una comunità per la cura delle&nbsp;tossicodipendenze. Lasciava sempre aperta la porta dell'episcopio per chiunque avesse bisogno, anche di notte.&nbsp;

"Amate i poveri. Amate i poveri perché&nbsp;è&nbsp;da loro che viene la salvezza, ma amate anche la povertà. Non arricchitevi". Sono state le sue ultime&nbsp;parole, dette nella cattedrale di Molfetta il giovedì&nbsp;santo del 1993, come estremo saluto. Morirà 12 giorni dopo.&nbsp;Ai funerali hanno partecipato decine di migliaia di persone accorse dall'Italia e dall'estero.

Francesco prega sulla tomba: "Rinunciò ai segni del potere"

Il cimitero di Alessano è&nbsp;costante meta di pellegrinaggio. Proprio qui si è fermato stamani Francesco, che ha voluto rammentare la "salutare allergia verso i titoli e gli onori", di don Tonino&nbsp;e il "suo coraggio di liberarsi di quel che può&nbsp;ricordare i segni del potere per dare spazio al potere dei segni". Un monito per la Chiesa tutta, affinché non ceda&nbsp;&nbsp;"alla tentazione ricorrente di accodarci dietro ai potenti di turno, di ricercare privilegi, di adagiarci in una vita comoda". E ancora "una Chiesa monda di autoreferenzialità&nbsp;ed estroversa, protesa, non avviluppata dentro di sé". Un Chiesa "contempl-attiva", così come la chiamava Bello.&nbsp;&nbsp;

"Vivere la Chiesa del grembiule significa vivere la Chiesa del servizio", spiegava il vescovo di Molfetta. Parole che trovano un'eco nel pensiero e nelle azioni di Papa Francesco.&nbsp;"In questa terra, Antonio nacque Tonino e divenne don Tonino - racconta oggi Francesco, incontrando i fedeli -. Questo nome, semplice e familiare, che leggiamo sulla sua tomba, ci parla ancora. Racconta il suo desiderio di farsi piccolo per essere vicino, di accorciare le distanze, di offrire una mano tesa. Invita all'apertura semplice e genuina del Vangelo. Don Tonino l'ha tanto raccomandata, lasciandola in eredità&nbsp;ai suoi sacerdoti. Diceva: 'Amiamo il mondo. Vogliamogli bene. Prendiamolo sotto braccio. Usiamogli misericordia'".&nbsp;

Non si contano le persone, i gruppi, le comunità&nbsp;che si ispirano al messaggio di Don Tonino; così&nbsp;come le scuole, le strade, le piazze, le realtà&nbsp;aggregative che si intitolano al suo nome. Tutto questo si chiama "fama di santità" .&nbsp;A Molfetta, seconda tappa del viaggio di Francesco,&nbsp;&nbsp;il ricordo di don Tonino è&nbsp;vivissimo in tutta la popolazione, tramandato anche ai giovani che per ragioni anagrafiche non l'hanno conosciuto.&nbsp;"Costruttore di pace, fratello degli ultimi. Don Tonino Santo", è la scritta che accoglie i fedeli nella cattedrale. In 50mila hanno accolto il pontefice, venuto finalmente a omaggiare&nbsp;la sua figura.&nbsp;

Chi era Don Tonino Bello, il Papa a Molfetta sulle orme del vescovo 'scomodo'

Chi era Don Tonino Bello, il Papa a Molfetta sulle orme del vescovo 'scomodo' - Cronaca

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