Venerdì 19 Aprile 2024

Domenico Tallini, ecco l'ordinanza

Secondo la Dda il presidente del Consiglio calabrese arrestato oggi era "consapevole del reimpiego di capitali illeciti", "agiva in cambio di sostegno elettorale" e "imponeva l'assunzione del figlio". "Dimostra una contiguità con la 'ndrangheta che sfiora la intraneità".

Domenico Tallini (Imagoeconomica)

Domenico Tallini (Imagoeconomica)

Catanzaro, 19 novembre 2020 - L'arresto del presidente del Consiglio regionale della Calabria, il forzista Domenico Tallini, per presunti rapporti con la 'ndrangheta del Crotonese, si abbatte come un terremoto su un assetto regionale già fragile e precario. Nell'ordinanza  emessa dal Gip di Catanzaro su richiesta della Dda di Nicola Gratteri, si legge che "la condotta serbata" da Domenico Tallini "dimostra una contiguità 'ndranghetistica che sfiora la vera e propria intraneità". Ma ecco altri passaggi dell'ordinanza.

Tallini agiva "in cambio di sostegno elettorale"

Tallini, "in qualità di assessore regionale fino al 2014, e quindi candidato alle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale del 2014, e successivamente quale consigliare regionale, forniva un contributo concreto, specifico e volontario per la conservazione o il rafforzamento delle capacità operative dell'associazione, con la consapevolezza circa i metodi e i fini dell'associazione stessa, promettendo e assicurando, in cambio del sostegno elettorale (…) promesso ed attuato da parte del sodalizio, la sua disponibilità nei confronti dell'organizzazione 'ndrangheta, con la consapevolezza circa i metodi e i fini dell'associazione stessa, al fine di garantire ai referenti del sodalizio medesimo le condizioni per l'avvio prima e l'effettivo esercizio poi dell'attività imprenditoriale della distribuzione all'ingrosso dei prodotti farmaceutici, onde realizzare lo scopo del sodalizio del controllo della specifica attività economica".

"Accelerava l'iter burocratico"

"Intervenendo presso gli uffici pubblici, al fine di agevolare e accelerare l'iter burocratico per il rilascio di necessarie autorizzazioni nella realizzazione del 'Consorzio Farma Italia' e della società 'Farmaeko Srl', che prevedeva la distribuzione dei cosiddetti 'medicinali da banco' sul territorio nazionale, promuoveva la nomina del responsabile del relativo ambito amministrativo regionale e concorreva a indurre i soggetti preposti a rilasciare la necessaria documentazione amministrativa e certificazione".

"Imponeva l'assunzione del figlio"

"Pur consapevole del reimpiego di capitali illeciti, provenienti dal delitto associativo di stampo 'ndranghestistico - prosegue l'ordinanza -, concorreva nei progetti commerciali inerenti la distribuzione di farmaci (…) e imponeva, nella struttura societaria della Farmaeko Srl, l'assunzione e l'ingresso, quale consigliere, del proprio figlio Tallini Giuseppe, così da contribuire all'evoluzione dell'attività imprenditoriale del Consorzio farmaceutico, fornendo il suo contributo, nonché le sue competenze e le sue conoscenze anche nel procacciamento di farmacie da consorziare".  In tal modo, si legge ancora nell'ordinanza, "rafforzava la capacità operativa del sodalizio nel controllo di attività economiche sul territorio, incrementando la percezione delle capacità di condizionamento e correlativamente di intimidazione del sodalizio, accrescendo la capacità operativa e il prestigio sociale e criminale".

Il ruolo di Tallini nelle intercettazioni

I membri dello stato maggiore del clan riuniti nella tavernetta della casa del loro capo, Nicolino Grande Aracri, a Cutro (Crotone), parlavano delle loro strategie, e in particolare del progetto finalizzato ad accaparrarsi la distribuizione dei farmaci in tutta la provincia di Catanzaro. Non sapevano che il locale era disseminato di microspie installate dai carabinieri. Era il 7 giugno del 2014. E' in quella circostanza, come si legge negli atti, che emerge per la prima volta il ruolo di Domenico Tallini, allora assessore regionale. Il progetto al centro dell'inchiesta era in fase embrionale e mancavano le necessarie autorizzazioni amministrative. I partecipanti evidenziavano la necessità di far agire il nascente consorzio nella massima legalità.

Le microspie capitarono l'espressione "dobbiamo fare una cosa il più pulita possibile". Il gruppo si preoccupa di coinvolgere nell'operazione professionisti al di sopra di ogni sospetto, di valutare con accuratezza gli assetti economici e finanziari e, soprattutto, di ottenere le necessarie autorizzazioni da parte della Regione. Uno dei artecipanti al summit, Leonardo Villirillo, parla al riguardo dell'interessamento "dell'assessore" ovvero, secondo gli investigatori dell'Arma, Domenico Tallini. Quest'ultimo, come sarebbe emerso dal summit, si sarebbe occupato dell'iter burocratico e di "risolvere eventuali altre problematiche". "L'assessore", inoltre, secondo i partecipanti alla riunione, sarebbe potuto risultare utile anche per altre necessità del clan. Tallini, secondo quanto detto nel corso della riunione, aveva già individuato 4 farmacie disponibili ad approvvigionarsi dei farmaci occorrenti dal costituendo consorzio. Con questo sistema il clan stimava di poter incassare centinaia di milioni di euro all'anno.