Ballottaggi, Roma decisiva. Per la destra l'incubo del cappotto

Si vota anche lunedì mattina. Al primo turno avevano prevalso centrosinistra e astensione. Si vota anche a Torino e Trieste Cruciale per la Lega la partita di Varese

La scritta sul muro a Roma

La scritta sul muro a Roma

Roma, Torino, Trieste, più una serie di città minori, alcune delle quali importanti se non altro per il loro carattere "identitario" (una per tutti: Varese per la Lega). Ecco che cosa c’è in ballo nel secondo turno delle amministrative che si svolgerà tra domani e lunedì, in cui gli elettori sono chiamati a confermare o smentire le indicazioni del primo turno del 3 e 4 ottobre scorso. Il centrodestra cercherà una rivincita dopo le non buone performace a Milano, Bologna e Napoli, ma non sarà facile, né nella grandi città né negli altri centri (Savona, Varese, Caserta, Isernia i principali). La campagna elettorale specie a Roma è stata molto movimentata, e sia Salvini sia Meloni temono i riflussi del clima che, secondo loro, sarebbe scaturito dall’antifascismo ‘militante’ e dal seguito degli assalti alla sede della Cgil di Forza Nuova, colpevoli, sempre nelle loro ricostruzioni, della ‘caccia alle streghe’ contro di loro. Perdere Roma aprirebbe certamente una riflessione non indolore nel centrodestra.

Un clima comunque avvelenato, prova ne sono le scritte con la 'stella a cinque punte', il simbolo delle Br, che ieri mattina hanno imbrattato la sede del comitato elettorale di Enrico Michetti (nella foto sopra) "Fascista, ricordati di piazzale Loreto", era la scritta. Pd e M5s hanno dato subito solidarietà a Michetti.

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Letta dal canto suo dice di guardare con ottimismo al voto di domani. Nel caso le elezioni andassero bene, il segretario Pd potrà vantarsi di amministrare le più importanti città d’Italia. Anche se, sempre per restare in casa Pd, non tutto fila liscio. Molti, nel partito, hanno storto il naso davanti agli schermi tv, quando il segretario Letta si è ‘appropriato’ della vittoria dei sindaci del primo turno. Pur riconoscendo che "Enrico, a Siena, ci ha messo la faccia e ha vinto lui, da solo, contro tutti", hanno voluto ricordargli che "la vittoria è stata dei sindaci, non del partito" come ha scritto, sull’Huffington Post, il sindaco di Pesaro, e presidente di Ali, Matteo Ricci. Parole che hanno fatto storcere il naso a Nazareno. "Il centrosinistra vince innanzitutto per i suoi sindaci che sono radicati, competenti, popolari, che interpretano il riformismo pragmatico ogni giorno allargando il consenso nelle periferie urbane, e Letta deve diventare il coach di una squadra di sindaci", ha aggiunto Ricci. Cui sono seguite le parole del sindaco di Bari, e presidente dell’Anci, Decaro (eletto nei dem), che ha detto, papale papale, che "o la musica cambia o faremo nascere un nostro partito (cioè dei sindaci, ndr.) dentro il Pd" perché i dem "fanno sempre lo stesso errore: non riescono a comprendere quanto siamo decisivi noi sindaci".

Le regole: come si vota e come funziona il ballottaggio

Resta da dire dei 5Stelle, ma c’è poco da dire. Ininfluenti già al primo turno, tranne che a Roma, con la Raggi, lo zoccolo duro del M5s punta all’astensione, mentre il leader, Giuseppe Conte, si è schierato a viso aperto per sostenere il dem Gualtieri a Roma (ma non il Pd Lorusso Torino). Certo, i voti del M5s servono al Pd per espugnare Roma, ma servono di più i voti di Carlo Calenda. L’incolore Gualtieri 'rischia' di fare il sindaco: una mazzata in testa al centrodestra e una boccata d’ossigeno per il Pd. Salvo sorprese, si capisce…

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