Dl Ristori ter: aiuti per le imprese delle zone a rischio

Due miliardi per risarcire le attività chiuse in zona rossa e arancione. Per le scadenze fiscali si dovrà fare un altro decreto

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Estensione automatica dei contributi a fondo perduto a tutte le imprese e le attività economiche chiuse o semi-chiuse (dai bar ai ristoranti, dalle palestre ai negozi di scarpe e accessori, una novità) delle regioni diventate rosse o arancioni nelle ultime settimane secondo i criteri e le modalità già operative dal primo decreto Ristori. Con lo stop, per gli operatori colpiti dalle chiusure, ai versamenti previdenziali e alle scadenze fiscali in arrivo, e il credito di imposta per gli affitti. Sono questi i contenuti del cosiddetto decreto Ristori-ter approdato ieri a tarda sera sul tavolo del Consiglio dei ministri per il varo definitivo (l'ok è arrivato a notte fonda). Un provvedimento passato in poche ore da 1,4 a 2 miliardi di euro. Una cifra che comprende, tra l’altro, un fondo per i Comuni con 400 milioni per misure di solidarietà e 200 milioni alla Sanità, anche per l’acquisto e la distribuzione di farmaci anti-Covid.

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Ma non finisce qui. In ballo c’è la richiesta di un nuovo scostamento di bilancio per circa 8 miliardi, che dovrebbe essere approvato in settimana dal Parlamento e che farà da premessa per il via libera a un quarto decreto Ristori, che fisserà innanzitutto il rinvio delle rate della rottamazione e degli adempimenti tributari di novembre e dicembre per tutte le imprese che registrano perdite di almeno il 33% rispetto all’anno precedente, a prescindere dai colori delle zone di operatività.

L’armamentario finanziario e fiscale per fronteggiare la seconda ondata del Coronavirus non si esaurisce a questo punto. A inizio 2021, secondo la tabella di marcia indicata dal Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, sarà la volta di un ennesimo scostamento, "l’ultimo" per il responsabile del dicastero di Via XX Settembre, che servirà a "concludere" la fase dell’emergenza, probabilmente con altri 15-20 miliardi. E proprio questa iniezione di extra deficit di inizio anno, da un lato, libererà almeno per una quota i 3,8 miliardi appostati con la manovra in un apposito fondo anti-Covid, e, dall’altro, farà da base per un quinto decreto Ristori, destinato a garantire indennizzi e aiuti per la prima fase dell’anno che verrà.

Per questa via il Parlamento avrebbe più risorse per modificare la legge di Bilancio (oltre gli 800 milioni originari) e superare anche le lamentele e le insofferenze della stessa maggioranza (che ieri hanno prodotto lo stralcio in Commissione alla Camera di molteplici norme cosiddette ’ordinamentali’). Ma, principalmente, il governo metterebbe in cascina munizioni per fronteggiare gli effetti di ulteriori impatti sull’economia della pandemia.

Quel che è certo è che al centro delle fibrillazioni e dell’attenzione rimane il capitolo fisco e scadenze, come dimostra lo sciopero fiscale al quale sarebbero pronte circa 50mila attività in Toscana, secondo Confcommercio.

Il pressing per sospendere tutte le scadenze da qui a fine anno arriva anche dalla maggioranza, a partire da Italia Viva che preme anche per rinviare le rate della rottamazione ter e del saldo e stralcio che riprenderebbero dal 10 dicembre. La soluzione concordata, da inserire nel decreto di venerdì prossimo, sarebbe quella di rinviare il secondo acconto Irpef, Irap e Ires del 30 novembre, contributi previdenziali e ritenute fiscali del 16 dicembre e Iva il 27 dicembre per tutte le imprese che abbiano perso nel primo semestre almeno il 33% del fatturato e che fatturino fino a 50 milioni di euro. Interventi molto costosi - anche se finora "il 60%" ha continuato a pagare le rate e molti contribuenti riceveranno "l’encomio" per le tasse, ha ricordato Gualtieri, sui quali servirebbe ancora un supplemento di riflessione. Ma è altrettanto vero che i renziani non hanno nessuna intenzione di mollare la presa, avendo ottenuto di spostare l’asticella a 50 milioni di fatturato, quando Leu insisteva per stare sotto i 10.