Mercoledì 24 Aprile 2024

Djokovic idolo No vax Ma ha perso

Gabriele

Canè

Prima di tutto riportiamo la vicenda Djokovic nei binari giusti, fuori dallo show business politico-sanitario-mediatico. Se per svolgere un’attività (sportiva e non) bisogna essere vaccinati o aver avuto il Covid, e dunque essere immunizzati, e non si hanno questi requisiti, anzi si cerca di fare il gioco delle tre carte con date e tamponi, da quella attività si viene esclusi. Se la stessa documentazione zoppa e lo stesso gioco lo hai fatto per entrare in un Paese che non è altrettanto giocherellone, è chiaro che ti rispediscono al mittente. Conclusione: quello di Novak(x) Djokovic, numero 1 del tennis mondiale, non è un caso: lo è diventato perché lui è una star. Se fosse stato un anonimo turista, non lo facevano neppure scendere dall’aereo a Melbourne, come accade ogni giorno a tanti senza alcun clamore. Stop. Quindi, diciamo che la storia non è finita né bene, né male, ma come doveva finire: rispettando le leggi. Certo, per lui la trasferta australiana è stata economicamente e sportivamente in perdita, e peggio ancora continuerà tra mancati sponsor e tornei milionari.

Potrà consolarsi, Djokovic, per essere diventato il paladino del suo Paese, la Serbia, uno dei meno vax del mondo occidentale, e più in generale del popolo No vax che ha trovato un altro eroe da inserire nel Pantheon di questa nuova "resistenza". Assieme al professor Montagnier, magari, uomo a cui l’umanità sarà sempre grata per i suoi studi sull’Aids, e ora tristemente esibito sui palchi dell’anti scienza. Intendiamoci: non vaccinarsi non è un reato. È solo una sciocchezza. Quello che non va, è il non rispetto delle regole. Che sia Djokovic o uno dei tanti, troppi medici che certificano a colleghi e "compagi di fede" esenzioni fasulle, o i sanitari che fingono una vaccinazione. Quando non è in ballo la libertà dei singoli, ma due cose uguali per tutti, tennisti vip e cittadini qualunque: la salute e la legge.