Dj Fabo, l'ultimo video: "In Svizzera senza l'aiuto dello Stato"

L'artista, dal 2014 cieco e tetraplegico, ringrazia Marco Cappato che l'ha accompagnato e che per questo, secondo l'associazione Coscioni, rischia "fino a 12 anni di carcere" Dj Fabo è morto

Dj Fabo, l'ultimo video su twitter (Ansa)

Dj Fabo, l'ultimo video su twitter (Ansa)

Roma, 27 febbraio 2017 - Poco prima di morire, con il dolore nella voce, dj Fabo lancia il suo testamento morale, che assomiglia a un j'accuse: "Sono finalmente arrivato in Svizzera e ci sono arrivato, purtroppo, con le mie forze e non con l'aiuto del mio Stato". Una considerazione amara, straziante se ascoltata dalla voce di un artista che, dall'estate del 2014, è cieco e tetraplegico. Un uomo che ha tentato di tutto, per migliorare la sua condizione. Ma che ormai non ce la faceva più. Voleva "essere libero di morire", come chiedeva poco più di un mese fa nell'accorato appello al presidente Mattarella. Ed è morto stamattina in Svizzera, dopo essersi sottoposto a un'ulteriore visita medica di controllo delle condizioni fisiche e sulla volontà di ottenere il suicidio assistito.

Dj Fabo è morto

Dj Fabo e gli altri, nelle stanze della dolce morte

Fino all'ultimo Fabo ha continuato la sua battaglia per una legge che permetta la dolce morte. E ringrazia chi l'ha aiutato, "una persona che ha potuto sollevarmi da questo inferno di dolore, di dolore, di dolore. Questa persona si chiama Marco Cappato e lo ringrazierò fino alla morte. Grazie Marco. Grazie mille".

I RISCHI - Secondo Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato  rischia "fino a 12 anni di carcere". Cappato ha accompagnato Dj Fabo in Svizzera per l'eutanasia ed è il tesoriere dell'associazione. Filomena Gallo, parlando ai microfoni di Sky Tg24, ha approfittato per ricordare che molti malati sono costretti a emigrare all'estero per ottenere l'eutanasia e questo è un fatto discriminatorio anche per i costi alti, fino a 10 mila euro, da sostenere.

MONSIGNOR PAGLIA - "Tutto questo mi rattrista molto. Deve rattristarci tutti, e anche interrogarci", commenta  l`arcivescovo Vincenzo Paglia, scelto da Papa Francesco come presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Al Corsera spiega: "Ogni volta che si pone termine a una vita, o ci si propone di farlo, è sempre una sconfitta. Una sconfitta amara: sia per chi dice 'non ce la faccio più' sia per una società che si rassegna all`impotenza", afferma Paglia.

Quanto alla possibilità di una legge sul testamento biologico, "ma come possiamo affidare a una legge situazioni così drammatiche?", domanda l'arcivescovo. "A quattro righe la complessità del reale? La legge non può, per sua natura. Il rischio è creare la 'cultura dello scarto' di cui parla il Papa. Nessuno è uno scarto, dobbiamo aiutarci a capirlo. Ciascuno è necessario all`altro".

L'APPOGGIO DI SAVIANO - "In Italia la libertà di scelta è violata. I continui rinvii del Parlamento sul testamento biologico evidenziano una mancanza di volonta' politica a riconoscere e affermare i diritti delle persone. Rendere impossibile l'eutanasia significa violare il diritto piu' importante: quello di decidere della propria vita e porre fine al proprio dolore", scrive su Facebook Roberto Saviano. "Ancora una volta il Parlamento italiano dimostra di non essere all'altezza dei suoi compiti - prosegue - Siamo con Fabo, che ha scelto di scegliere ed è giunto in Svizzera con il sostegno di Marco Cappato". Su twitter scrive: "Dopo inutili appelli alla politica italiana, Fabo e' ora in Svizzera. Siamo con Fabo, che ha scelto di scegliere".