Martedì 16 Aprile 2024

Scoppia l'unione civile: primo assegno di divorzio per una coppia gay

Lo stabilisce il Tribunale di Pordenone nel caso di due donne lesbiche. Applicata la legge Cirinnà che rimanda alla normativa sul matrimonio nell'ipotesi di fine rapporto omosessuale

Una manifestazione per i diritti omosessuali

Una manifestazione per i diritti omosessuali

Pordenone, 15 marzo 2019 - Unione civile e matrimonio, stessa sorte sulla via del divorzio. Nononostante l’istituto delle relazioni fra persone dello stesso sesso, introdotto nel 2016 con la legge Cirinnà, sia formalmente diverso dalle nozze (in Italia riservate alle sole coppie etero), per la prima volta nel nostro Paese un tribunale ha previsto un assegno divorzile per il coniuge più debole nel caso di scioglimento di un’unione civile. Nessuna invenzione giuridica quanto piuttosto l’applicazione della normativa approvata tre anni fa che, nell'ipotesi del 'divorzio omosex' (ma non solo), rimanda a quanto sancito dal diritto per gli sposati. 

Protagoniste della vicenda due lesbiche di Pordenone che hanno perfezionato tre anni fa il loro rapporto e, proprio in virtù della legge Cirinnà, hanno potuto accedere al divorzio diretto (non in vigore per gli etero), bypassando così il periodo di transizione della separazione.  Nella sentenza del tribunale della città friulana, presieduto dal giudice Gaetano Appierto, si legge come sia “altamente verosimile che nel corso della stabile convivenza delle parti in causa, con inizio già nell’autunno del 2013, siano state adottate dalla donna economicamente più debole decisioni in ordine al trasferimento della propria residenza ed alla attività lavorativa dettate non solo dalla maggior comodità del posto di lavoro rispetto ai luoghi di convivenza (Pordenone piuttosto che Venezia), ma anche dalla necessità di coltivare al meglio la relazione e trascorrere quanto più tempo possibile con la propria compagna, non comprimendo il tempo libero con le ore necessarie per il lungo trasferimento per almeno due volte al giorno”.  Sulla base di questa motivazione il partner economicamente puù forte, residente ancora nell'abitazione condivisa fino a qualche tempo fa dalla coppia, dovrà corrispondere all’ex compagna 350 euro al mese.

Felice per la pronuncia del verdetto la stessa Monica Cirinnà, senatrice del Pd. “Mi fa piacere leggere che, per la prima volta, un tribunale ha applicato la legge sulle unioni civili anche in sede di scioglimento, riconoscendo un assegno alla coniuge debole – dichiara l'esponente dem -. La legge 76/2016 equipara le coppie sposate a quelle unite civilmente anche nella fase di scioglimento dell’unione, riconoscendo così che, anche in questa situazione, ogni famiglia ha diritto allo stesso trattamento giuridico”.