di Viviana
Ponchia
Due mostri sacri, mai stabilito chi sia il number one. Entrambi diventati celebri negli anni Settanta della Nuova Hollywood, entrambi italo-americani eppure ignari del vecchio adagio lombardo che dice: zucche e meloni, alle loro stagioni. Robert De Niro e Al Pacino: quelle facce un po’ così, con l’Oscar in salotto e il mondo ai piedi. La loro prima volta insieme sullo stesso set nel 1995 per girare il film Heat - La sfida. Una sfida che continua: uno è diventato padre per la settima volta a 79 anni, l’altro è pronto ad andargli dietro a 83 con una compagna di 29 della quale potrebbe essere abbondantemente il nonno. La giovinezza si è spostata, la vecchiaia è un’opinione e l’aggettivo attempato si applica solo alle donne. Nessuno scandalo, anche se festeggiare il secolo quando il figlio entra nel diciottesimo è un po’ sinistro.
Piuttosto una gara tra vegliardi indomiti in quello che gli americani chiamano "old dad club", dove old sta per molto in là con l’età e fa sembrare due dilettanti della riproduzione a oltranza altre due stelle che al tempo ci stupirono: Pablo Picasso, padre a 68, e Charlie Chaplin, che l’ultimo erede lo ha avuto a 73. Abbastanza in forma per tenere in braccio un neonato, si scherzava così, e pazienza per il melone a gennaio. E adesso attenti a questi due, che nel giro di quindici giorni hanno spiazzato tutti fra i sempreverdi di Beverly Hills. De Niro, due matrimoni e sei figli, ha dato la notizia durante la promozione del film About my father, guarda un po’: papà per la settima volta, grazie presumibilmente alla compagna e campionessa di arti marziali Tiffany Chen , vista girare con il pancione. La sua primogenita Drena ha 51 anni, l’ultima, Hellen Grace, undici. I social si sono scatenati paragonandolo al comico Nick Cannon che ha sette figli da fidanzate diverse e regola la propria vita sessuale in base a chi lo chiama per prima. Passano due settimane e anche Al Pacino comunica di essere entrato nel club con una liaison definita May-December per la differenza di età: la compagna Noor Alfallah, incinta di otto mesi, ha 29 anni, 54 anni in meno e favorisce l’ulteriore bizzarria di renderlo più anziano del suocero. Per l’attore è il quarto bambino dopo Julie Marie, 33 anni, avuta dall’insegnante di recitazione Jan Tarrant quando andava per i cinquanta e i gemelli Anton e Olivia di 22, nati tramite fecondazione in vitro durante la relazione con l’attrice Beverly D’Angelo.
Il nuovo imminente arrivo avrà 18 anni quando papà, se è fortunato, ne compirà cento. Ma questa è matematica meschina, lo stesso tipo di calcolo inflitto qualche mese fa allo stilista Roberto Cavalli diventato genitore per la sesta volta a 82 anni con una signora di 44 più giovane, la modella Sandra Bergman, alla quale per riconoscenza ha regalato l’isola svedese di Stora Rullingen. Meschino come sindacare sulla sincerità dei sentimenti della futura mamma di Al, ricca di famiglia ma solita, secondo i tabloid, ad accompagnarsi a uomini ancora più ricchi e preferibilmente anziani come Mick Jagger, con il quale ha avuto una storia che conferma il gusto per il vintage. Sul curriculum amoroso di Al Pacino, mogli e figli a parte, solo tanta invidia per la sfilza di donne che lo hanno accompagnato, quasi tutte colleghe: Jill Clayburgh, Tuesday Weld, Marthe Keller, Carol Kane, Diane Keaton (relazione interrotta e ripresa più volte, fino alla fine delle riprese de Il Padrino - parte III), Penelope Ann Miller, Kathleen Quinlan, Lyndall Hobbs e Madonna. Dal 2008 al 2018 un’altra lunga storia d’amore, quella con l’attrice argentina Lucila Polak, mentre prima di conoscere e iniziare a frequentare Noor Alfallah, è stato legato all’attrice israeliana Meital Dohan. A noi resta la solita domanda: un padre attempato è una risorsa per la crescita di un figlio abitato dalla paura della morte? Dubbio che non si è mai posto l’agricoltore indiano Ramjeet Raghav, che nel 2012 a 96 anni diventò il babbo più anziano del mondo battendo addirittura il suo stesso precedente record: un figlio a 94, dalla moglie cinquantenne.