Dittatori pazzi? No, sono di parola. Le loro minacce diventano guerre

Lo zar aveva ripetuto più volte di voler prendere l’Ucraina. Pechino e Teheran hanno mire su Taiwan e Israele

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di Cesare

De Carlo

Pazzo? Mah! E se invece gli stolti fossimo noi? Vladimir Putin ci aveva preavvertito. Non una volta. Molte volte. Con le parole e con i fatti. E pur tuttavia ci siamo fatti cogliere impreparati. Diamo un’occhiata al passato perché chi non lo conosce non capisce il presente. E ricade nello stesso errore: rifiuta di prendere sul serio dittatori, autocrati, teocrati, despoti di ogni specie che hanno la cortesia di dirci in anticipo quel che stanno per fare.

Cominciamo ovviamente con Putin. 2007, Monaco di Baviera, Conferenza sulla sicurezza. L’allargamento della Nato a est – dice – è una "seria provocazione" e comporta una "seria risposta russa’". 2008 , summit con George W. Bush. L’Ucraina non è una "reale nazione" ma una regione della Russia. Poco dopo aggredisce la Georgia, ex repubblica sovietica. Protezione della minoranza russa, spiega. Una volta ai tempi dell’Urss si chiamava aiuto fraterno. 2014, si annette Crimea e Donbass. Con una finzione in più rispetto a Breznev: si fa precedere da referendum addomesticati. La scorsa estate sottolinea che russi e ucraini sono un "solo popolo". Ma l’Ucraina è indipendente da 31 anni e il suo predecessore, Boris Eltsin, le aveva garantito la sicurezza in cambio della rinuncia alle armi nucleari. Ne abbiamo parlato ieri. L’Ucraina nel 1991, al momento del suicidio sovietico, era diventata la terza potenza nucleare. Un deterrente contro ogni aggressione.

Da un dittatore all’altro. Da un postcomunista a un comunista. Il presidente cinese Xi Jinping parla di Taiwan come Putin dell’Ucraina. Nel 2013 dice che una "soluzione" non può essere "rinviata indefinitivamente". Ricordiamo che Taiwan è l’isola di fronte al continente cinese. Vi si rifugiò il nazionalista Ciang Kaischek quando perse la guerra civile contro il comunista Mao Tsetung. La sua democrazia e la sua indipendenza si reggono sull’alleanza militare con gli Stati Uniti. Dunque un attacco comporterebbe l’intervento militare americano. Ma con Biden alla Casa Bianca, Xi come Putin pensa probabilmente di poter accelerare i tempi. Nel 2015 Xi incontra il vicepresidente di Taiwan Ma Ying-yeou. Riunificazione "improcrastinabile" per ragioni storiche ed etniche. Nel 2019 la definisce il "grande trend della storia". E – attenzione – "non necessariamente deve essere pacifica...Non promettiamo di non ricorrere alla forza".

Nel primo anno della presidenza Biden, impegnato a combattere la pandemia, invia ripetutamente i suoi caccia nello spazio aereo dei fratelli separati. Per ora Xi sta alla finestra. Tutto dipende dall’Ucraina. Un’anticipazione comunque si è avuta a Hong Kong. Xi ha imposto la normalizzazione comunista con una dura repressione e violando gli accordi con la Gran Bretagna: conservazione dei diritti civili per almeno 40 anni.

Infine l’Iran. Gli ayatollah ripetono da sempre di voler incenerire Israele. Per ora con missili convenzionali. In un prossimo futuro con missili nucleari. O forse già li hanno grazie alla miopia di Obama. Ora contano sul tremebondo Biden. Per questo il premier israeliano Bennett era a Mosca: non tanto per l’Ucraina quanto per scongiurare un nuovo accordo con l’Iran.

Conclusione: le democrazie occidentali soffrono di una patologia che fa scambiare per propaganda le minacce premonitrici dei cattivi della terra. Accadde già con Hitler prima che invadesse Cecoslovacchia e Polonia. Con Stalin quando, tre mesi dopo la Polonia, aggredì l’ex Granducato russo di Finlandia. Con Togo, il Mussolini giapponese, quando attaccò la Cina alla ricerca di uno "spazio vitale". Allo stesso Mussolini, quando se la prese con la Grecia. Niente di nuovo sotto il sole.