Cucinelli ai dipendenti: staccate e vivete

L’imprenditore: "Vale la regola benedettina. Ed è inutile lavorare più di 6-8 ore"

Brunello Cucinelli (Newpress)

Brunello Cucinelli (Newpress)

Solomeo (Perugia), 25 marzo 2019 - Se c'è una persona che può discettare con cognizione di causa di come si può essere felici e disconnessi, di come liberarsi dall’ossessione dello smartphone senza rimpianti, questi è Brunello Cucinelli, il re del cachemire. Basta ascoltare uno dei suoi haiku preferiti: "Bisogna avere una parte di vita che sia segreta per il tuo smartphone". 

Cucinelli, è questo il consiglio che dà a tutti, non solo ai suoi dipendenti?

"Certo. Ognuno deve avere uno spazio riservato che non può essere invaso dalla tecnologia. Dovrebbe vivere una vita pubblica, una vita privata e una vita segreta. Un aggettivo senza connotazioni romantiche o risvolti penali, ma letto nel senso di spirituale, intima, una vita solo tua".

Continua a imporre ai collaboratori della sua azienda il divieto di usare le mail nel weekend?

"A dir la verità il divieto scatta dalle 17,30 di ogni giorno e vale per tutto il fine settimana. I 1.700 dipendenti del mio gruppo lo sanno, vale la regola di San Benedetto. Devono trovare un equilibrio nelle loro vite. Tutti hanno bisogno di curare la mente con lo studio, anche l’anima ha bisogno di mangiare ogni giorno".

Il divieto non provoca effetti sui fatturati e sul lavoro?

"Se c’è qualcosa di urgente mi possono telefonare. Sa quante mail ci vogliono per chiarire una cosa che con una telefonata diventa molto più semplice? Einstein diceva che si può essere concentrati al massimo 6 ore al giorno. In tutti i reparti io ripeto che basta pensare al lavoro nelle 8 ore del turno. Se non ti riposi, sei molto meno geniale".

Corre il rischio di passare per un nemico di Internet, un allergico alla rete...

"Non sono affatto un nemico di Internet, considero la rete un dono del Creato. Solo che va governata, altrimenti ci ruba l’anima. Ai dirigenti dell’azienda dico di comprare la tecnologia più all’avanguardia, la migliore possibile. E poi sono tre anni che mi invitano a parlare alla Silicon Valley".

Chi la invita? E cosa ha detto ai signori della web economy?

"Marc Benioff, fondatore e presidente di Salesforce, miliardario e filantropo. Ogni anno organizza un grande meeting a San Francisco, 200mila presenze in tre giorni, 10 milioni di persone connesse. Lo speech d’apertura è toccato a me quest’anno. E io ho parlato di Umana riservatezza e tecnologia".

A settembre annunciò che avrebbe incontrato Jeff Bezos...

"Ci siamo visti a casa sua, a Seattle. Abbiamo parlato per più di due ore. E lui non ha mai guardato il suo telefonino durante la mia visita. E non è venuto nessuno a ricordargli telefonate o appuntamenti urgenti. Se può starci Bezos senza smartphone, figuriamoci tutti gli altri".

Com’è la casa dell’uomo più ricco del mondo?

"È la casa di un genio, molto confortevole. È stata una chiacchierata bellissima, lui è una persona che sa ascoltare oltre ad essere cordiale. Io l’ho provocato subito, dicendogli: ‘Jeff, tu sei l’uomo più ricco del mondo, ma tra 500 anni chi verrà qui a Seattle cosa vedrà del tuo lascito all’umanità?’".

Una domanda che sicuramente l’ha disorientato...

"Per niente. Perché io gli ho parlato delle piramidi e di tutto quello che hanno lasciato i Medici a Firenze. Siamo entrambi imprenditori quotati in Borsa, anche se lui ha una capitalizzazione mille volte più grande. E quindi siamo costretti a programmare a 3 mesi, 3 anni, 30 anni. Io l’ho invitato a programmare a 300 anni, a progettare qualcosa che valga ancora tra 2mila anni. Gli ho parlato di Pericle, che disse ‘fin quando il Partenone sarà in piedi, la nostra Atene vivrà’. E dell’imperatore Adriano, del suo ‘Roma morirà con l’ultimo uomo sulla Terra’".

E Bezos che cosa ha risposto?

"Quando ci siamo salutati, mi ha detto che avrebbe preso come spunto di riflessione l’invito a pensare tra 2mila anni. E poi mi ha rivelato che sta progettando un orologio con una capacità di vita di 10mila anni. Non ci ho capito molto, però, lo confesso".