Mercoledì 24 Aprile 2024

Disconnessi in aula Cellulari vietati, studenti in rivolta Ma i prof: "Era ora"

Fa discutere la linea dura decisa dalla preside di Bologna. D’accordo i genitori: "La tecnologia crea troppa dipendenza"

ROMA

Il liceo Malpighi di Bologna riapre la disfida dei cellulari a scuola, formalmente vietati da una circolare ministeriale del 2007, ma tollerati in molti istituti. Nell’istituto bolognese saranno presi in carico da un insegnante all’arrivo a scuola, custoditi in sicurezza e riconsegnati solo al termine di tutte le lezioni. E le stesse regole varranno anche per i professori. Parecchie scuole sono già andate in questa direzione, almeno per gli studenti, da Firenze a Pesaro, da Cagliari a Gela passando per la Capitale.

"Nell’istituto che dirigo – osserva il professor Mario Rusconi, preside del liceo scientifico Pio IX all’Aventino, nel cuore di Roma – lo facciamo da anni. La circolare del 2007 già dice che in classe i telefonini non possono essere usati dagli studenti se non per fini didattici autorizzati dai docenti. Noi da due anni anni ritiriamo i cellulari li mettiamo in una teca e li restituiamo a fine lezioni. Senza problemi. La norma è attuata con giudizio, naturalmente. Se un ragazzo ci dice che sua nonna o sua madre stanno male o se c’è un altro problema o necessità reale, tipo registrare una lezione per esigenze didattiche specifiche, siamo flessibili, come è giusto che sia. Ma per il resto, niente smartphone. A me pare invece improprio pensare di proibirlo agli insegnanti, fermo restando che all’insegnante viene dato mandato di non utilizzarlo in classe se non per attività didattiche".

Poco soddisfatti invece gli studenti. "Il punto centrale – osserva la torinese Bianca Chiesa, coordinatore nazionale dell’Uds, l’Unione degli studenti – è che ancora una volta con un provvedimento del genere si mostra sfiducia negli studenti, che non vengono visti come interlocutori alla pari, come persone responsabili. Non difendo chI durante le lezioni usa Tik Tok, ma spesso si usano i telefonini in classe perchè non c’è una didattica coinvolgente. Il telefonino potrebbe e credo dovrebbe essere uno strumento moderno per una didattica partecipata, senza demonizzazioni. In questo senso quindi il sequestro del cellulare suona come una misura dirigista che congela a prescindere uno strumento senza sfruttarne le potenzialità nella formazione degli studenti. Davvero una misura deludente. Invece di vietare, consultiamo gli studenti e stabiliamo assieme dei limiti".

Favorevole invece una associazione di genitori di area cattolica come il Moige. "La scelta della scuola bolognese – osserva il direttore Antonio Affinita –, se vissuta nell’ambito di un corresponsabilità educativa, di un confronto tra i docenti e le famiglie è una iniziativa apprezzabile e importante. L’utilizzo della cittadinanza digitale deve essere responsabile, bisogna mettere in atto una serie di azioni che responsabilizzino l’utilizzo della tecnologia, che è molto utile ma che in questo momento sta creando forti elementi di dipendenza patologica sui quali bisogna agire".

a. farr.