Giovedì 18 Aprile 2024

Difficile uscire dalla spirale Europa al bivio

Giorgio

La Malfa

In questi anni ci eravamo abituati alla stabilità dei prezzi. Avevamo dimenticato l’ansia da inflazione. Nel 2021 una crescita dei prezzi di poco inferiore al 2 % indicava che le cose stavano cambiando, ma non vi era motivo di allarme, perché per la Bce il 2% è fisiologico. Per gli economisti "gently rising prices" – come dicono gli economisti inglesi – aiutano lo sviluppo economico. Ora siamo entrati in una fase completamente diversa. L’8% vuol dire che potenzialmente siamo all’emergenza, anche se è presto per dire che è scoppiata l’inflazione.

È inevitabile che si apra una discussione nella Bce in cui i duri chiederanno azioni drastiche per frenare i prezzi.

In effetti le banche centrali hanno un modo sicuro per fermare i prezzi restringendo l’offerta di moneta. È un’arma efficace, ma significa provocare la recessione. Karl Brunner, uno dei maggiori economisti americani, diceva che l’inflazione va prevenuta , ma bisogna andarci piano nel combatterla perché i danni collaterali sono pesanti.

Ciò che farà l’Italia avrà una notevole influenza sulla possibilità che la Bce mantenga una posizione equilibrata. Se daremo l’impressione di essere proclivi all’inflazione, faremo pendere la bilancia a favore dei falchi. Se faremo le cose seriamente, rafforzeremo la signora Lagarde. Non illudiamoci di compensare completamente la perdita di reddito reale causata dall’inflazione. Dovremo aiutare solo le categorie deboli. Il Governo potrà forse, come tutti chiedono, ridurre i contributi sui lavoratori dipendenti, ma dovrà coprire l’esborso con entrate fiscali a carico di categorie meno svantaggiate dall’attuale corsa dei prezzi. Non possiamo permetterci manovre in deficit per proteggere dall’inflazione.

Coesione politica e la coesione sociale sono indispensabili. La vicinanza di elezioni politiche non aiuta. Ma il governo è autorevole. Parli non alle forze politiche, ma al Paese.