Martedì 16 Aprile 2024

Sisma, la medicina di Della Valle. "Una nuova fabbrica entro un anno"

Il patron della Tod’s ad Arquata: "Chiamerò anche altri imprenditori"

Diego Della Valle e Andrea Della Valle ad Arquata (Ansa)

Diego Della Valle e Andrea Della Valle ad Arquata (Ansa)

Arquata del Tronto (Ascoli), 6 novembre 2016 - «ALCUNI imprenditori li chiamerò direttamente io. E sono sicuro che si renderanno disponibili». Diego Della Valle è pronto a bussare alle porte dei suoi colleghi per convincerli a fare come lui, che aprirà una fabbrica ad Arquata, uno dei paesi simbolo del terremoto. Ieri ha portato tre assegni da 140mila euro complessivi nel tendone-mensa, e su un tavolo di legno ha firmato l’atto d’acquisto dei 5mila metri quadrati di terreno sui cui sorgerà lo stabilimento. Mentre tutti parlano della ricostruzione, lui l’ha già iniziata. Portando lavoro in un paese nel quale oggi non ci sono più nemmeno i residenti, visto che tutti o quasi sono negli alberghi della costa.  Non basta, perché il suo obiettivo è, appunto, coinvolgere il mondo imprenditoriale. E lo fa con un appello di poche parole: «Ragazzi, alziamoci in piedi, ragioniamo in fretta, e portiamo sostegno a questa gente. Sarebbe un bel messaggio anche verso l’Europa». 

Della Valle, tutto è nato dall’incontro con il sindaco di Arquata, Aleandro Petrucci, il 18 settembre. Ma è vero che lei era venuto con l’intenzione di costruire un centro per anziani?

«Sì, ma non solo per anziani. Un luogo d’incontro per la gente di questo paese».

E Petrucci invece ha fatto un bel colpo, giusto?

«Ci ha chiesto una fabbrica. E noi la faremo».

Ma avevate già in mente di mettere su un altro sito produttivo e il terremoto vi ha dato l’occasione di farlo qui, o è un’iniziativa nata solo da quel colloquio con il sindaco?

«Non c’era nessun progetto. E vi dico che non stiamo facendo niente di eccezionale. Le Marche sono la nostra regione e ora qui c’è gente che sta soffrendo». 

Sarà pure qualcosa di normale dal vostro punto di vista, ma qui la percepiscono come straordinaria. Chiamiamola straordinaria normalità.

«Noi imprenditori sappiamo fare le fabbriche, è il nostro mestiere, lo sappiamo fare meglio del pubblico, non si offendano. Dunque, facciamole».

In che tempi realizzerete la fabbrica?

«Io direi che ce la possiamo fare in un anno. E fra un anno saremo qui per il primo giorno di lavoro».

Quante persone assumerete?

«Lo stiamo valutando. Di certo, in attesa di realizzare lo stabilimento i ragazzi andranno a imparare il mestiere in una fabbrica che abbiamo non lontano da qui, a Comunanza».

Lei è marchigiano e ha un legame forte con la sua terra. Ma perché ritiene che altri imprenditori, anche di fuori regione, possano venire qui?

«Io me lo auguro. Mi auguro cioè che altri amici, imprenditori seri che in Italia sono molti, pensino ai paesi colpiti dal terremoto. Va bene ricostruire monumenti, le case, e spero lo si faccia velocemente, ma aprire fabbriche significa dare un futuro a questa gente. È la medicina migliore per chi soffre».

Questo è l’unico terremoto degli ultimi lustri che ha comportato l’esodo degli sfollati dai loro paesi. Qual è il suo giudizio sulla gestione dell’emergenza?

«Io posso giudicare quello che vedo. E vedo grande efficienza».

L’aiuto del gruppo Della Valle nel 1997 arrivò anche a Serravalle di Chienti, paese-simbolo di quel terremoto. Ma nell’alto Maceratese bisognerà ricostruire ancora, anche questa volta. Cosa sbagliamo nella gestione delle ricostruzioni?

«Noi a Tokyo abbiamo la sede in un palazzo che quando c’è un terremoto oscilla. Ma non gli succede altro». Insomma, gli esempi ci sono, basta seguirli. E intanto qui basta seguire Della Valle.