Diecimila contagi Covid: rischio zona gialla. Incubo per ristoranti, cinema e disco

Mai così tanti casi da maggio. Veneto, Friuli e Bolzano in bilico. Trema il settore turismo. Ecco cosa cambia

Zona gialla: le regioni a rischio

Zona gialla: le regioni a rischio

Sfondata quota diecimila contagi in 24 ore. Non succedeva da maggio. Lo spettro di un Natale a colori, con la mappa d’Italia di nuovo macchiata di giallo o – peggio – spruzzata di arancione, spaventa operatori economici e cittadini. Ieri 10.172 nuovi positivi su 537.765 test antigenici e molecolari, con un’incidenza quasi raddoppiata rispetto a martedì, quando i nuovi contagi erano stati 7.698 a fronte di 684.710 tamponi. E il tasso di positività vola addirittura al 5,2 se riferito unicamente ai test molecolari. Stabili i morti (72, da 74) e le terapie intensive (486, da 481), mentre sale di 90 unità, a quota 4.068, il saldo dei ricoverati con sintomi. Impennata di casi in Lombardia (1.858) e Veneto (1.435). In Friuli superato il 10% di ricoveri in terapia intensiva. Il pessimismo non è ancora dichiarato, ma i precedenti segnali di fiducia si stanno progressivamente dissolvendo. Un problema serio. Per l’Italia e per gli italiani. Perché nel Natale-Capodanno alle porte, in ballo c’è tanto: crescita dei consumi, consolidamento della ripresa economica, ottimismo sulla gestione della nuova ondata. Tutte spie di progresso che ora lampeggiano allarme.

Zona gialla, regole e restrizioni: cosa si può fare

Zona gialla: le regioni a rischio
Zona gialla: le regioni a rischio

"Il mese di dicembre è da sempre strategico per lo sviluppo – rileva Lino Stoppani, presidente Fipe, la Federazione dei pubblici esercizi aderenti a Confcommercio –. Stiamo parlando di 110-115 miliardi di euro di consumi in un solo mese. Ci sono tre priorità che il governo deve assicurare: evitare chiusure se non realmente indispensabili, mantenere alta la fiducia dei cittadini, tenere sotto controllo l’inflazione che abbassa il potere d’acquisto da 2,7 a 5,2 miliardi, a seconda delle oscillazioni inflattive tra il 3 e il 4%. Io provo a essere ottimista. L’anno scorso eravamo messi molto peggio. Alla gente che va a fare shopping noi diciamo: vaccinatevi, esibite il Green pass e non dimenticate mai la mascherina".

Già, perché se l’attuale ondata virale colorasse di giallo i territori più esposti, subito tornerebbero in vigore le misure più incisive di contrasto. Ovvero: obbligo di mascherina anche all’aperto; tavolo da massimo quattro commensali al ristorante (a meno che non siano conviventi); capienza di cinema, teatri e sale musicali con limite al 50% e distanziamento interpersonale di un metro; capienza di stadi e palasport rispettivamente al 50% e al 35% (discoteche chiuse).

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Peggio ancora in caso di passaggio all’arancione, rischio prospettico che corrono Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, dove i contagi hanno ormai ritmi austriaci e le terapie intensive sono in via di saturazione. Nessuno vuol pensare ad impianti sciistici chiusi: sarebbe il tracollo. Eppure l’antidoto c’è. Correre a vaccinarsi. Serve "un cambiamento radicale", suggerisce il virogolo Roberto Burioni. Non foss’altro per interesse economico e rispetto dei turisti che cominciano a inviare disdette. Federalberghi aspetta il ponte dell’Immacolata per un primo bilancio, ma la tendenza appare chiara. "Nessuno ha voglia di ritrovarsi in mano un altro voucher – spiega Ivana Jelenic, presidente di Fiavet, la Federazione delle imprese di viaggi e turismo –. C’era stato un bello scatto grazie alle riaperture ai vaccinati dei voli per gli Stati Uniti e alle prenotazioni dei soggiorni al caldo per Seychelles, Maldive e Mauritius. Ora quell’entusiasmo si sta raffreddando. L’incertezza è tanta, e il governo, che pure non ha la palla di vetro, deve lavorare per la riduzione del danno: qualsiasi certezza, anche se spiacevole e circoscritta, è preferibile a un’incertezza indistinta. Sennò – è il pronostico – vinceranno i last-minute. Una beffa per chi ha costi fissi e pesanti. Perché un hotel di montagna non si apre con uno schiocco di dita". "Siamo preoccupati", riconosce Gustav Thoeni, simbolo della valanga azzurra. Con l’Austria impestata dai contagi, migliaia di sciatori austriaci guardano all’Alto Adige, virtualmente sospeso tra tracollo o pienone. A Bolzano anche i mercatini di Natale sono osservati speciali: "La situazione viene valutata di giorno in giorno", ammette il presidente della Provincia, Arno Kompatscher.

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"La partita del Natale si giocherà nei prossimi giorni – tira le somme Mauro Bussoni, segretario di Confesercenti –. Peserà l’andamento dei contagi e – soprattutto – la tipologia di restrizioni. Una zona gialla normale, non ‘rinforzata’ come lo scorso anno, avrebbe un impatto sopportabile, mentre zone arancioni e rosse porrebbero sicuramente maggiori difficoltà. In quel caso potremmo assistere nuovamente a un ulteriore spostamento dei consumi dai negozi alle piattaforme online. Al momento, i rischi più concreti sono quelli della paura e di conseguenti reazioni non razionali delle famiglie. Con riflessi immediati sull’economia.