Mercoledì 24 Aprile 2024

M5s, Di Battista sfida Conte: torno se molli Draghi

Pressione dell’ex "pasionario" Cinquestelle. "Entrare nel governo un grandissimo errore"

Alessandro Di Battista, 43 anni

Alessandro Di Battista, 43 anni

C’è un nuovo strappo in vista nella galassia del M5s. E si chiama Alessandro Di Battista. Ieri il Che Guevara di Roma nord, dopo l’ennesima peregrinazione in terre lontane, ha lanciato il guanto della sfida. Contro Giuseppe Conte, non contro Luigi Di Maio al quale comunque l’ex pupillo di Gianroberto Casaleggio non ha lesinato critiche aspre: "Luigi ha fatto di tutto - ha detto - per garantirsi una carriera politica, la sua conferenza stampa è stata patetica". Perché Dibba prepara una nuova discesa in campo. Di quelle destinate a fare rumore e a ribaltare il quadro politico generale; ieri ha aperto alla possibilità di rientrare nel M5s. Ma a patto che escano dal governo e che lo facciano in fretta.

Dibba, dunque, come possibile nuovo leader di un Movimento che riscopre le parole d’ordine populiste delle origini, che torna a fomentare le piazze e che si candida a rappresentare gli scontenti del Paese che con la guerra, la pandemia ancora in corso e una crisi economica devastante di sicuro non mancheranno. "Non so se il Movimento sia finito – ha infatti aggiunto Di Battista – potrebbe avere una possibilità se saprà fare delle scelte scomode, difficili e radicali, come quelle controcorrente su cui nacque". Quindi ha lanciato il sasso nello stagno: "Potrei riavvicinarmi al Movimento, ma ad una condizione, che è l’unica accettabile per i tanti delusi (me per primo) di queste ore: uscissero dal governo e facessero opposizione".

Insomma, Dibba è pronto a tornare a patto che il M5s di Conte strappi dal governo Draghi e si accomodi all’opposizione assieme a Giorgia Meloni.

I tempi, poi, li scandisce con nettezza: "Lo strappo andrebbe fatto subito, ora, prima dell’estate. Non può essere una svolta dell’ultima ora, magari poco prima del voto. Mi siederei al tavolo con Conte se uscisse dal governo prima dell’estate. Anche se sedersi non significa rientrare". In generale, ha ribadito Di Battista, l’ingresso nel "governo Draghi è stato l’errore più grave di tutti. Non è un caso che su quella scelta io abbia lasciato il Movimento, una delle decisioni più lucide della mia vita. Per quattro poltrone da ministro ci siamo ridotti a fare i portatori d’acqua altrui. Se il Movimento avesse detto no, oggi Draghi se ne starebbe a Città della Pieve e questo sarebbe stato sicuramente meglio per il popolo italiano". Di Battista ha individuato anche "il principale artefice di quel governo", e cioè Beppe Grillo. "In pochi hanno avuto il coraggio di contrastarlo. Io gli parlai e gli dissi: ‘Beppe, si tratta di un suicidio per il Movimento’. Lui mi rispose che ero troppo negativo".

Dunque, Di Battista di nuovo nel Movimento (per fare le scarpe a Conte?) anche se avviene solo adesso che il suo gemello diverso, Luigi Di Maio, si è costruito un suo percorso politico. "Lo conosco bene, Luigi non crede a quello che dice - ha infilzato Di Battista - fa questa battaglia per tenersi aperta la prospettiva di una carriera politica. Evidentemente per lui conta più la carriera delle idee per cui ha combattuto quando guidava il Movimento. Ormai ero certo che sarebbe uscito dal M5s. Da quando ha iniziato a scusarsi per tutte le sue scelte, per cercare di ricostruirsi una nuova identità più istituzionale".

E Di Maio, in qualche modo, gli ha risposto da lontano:"Ho preso le distanze da un progetto politico che si sta radicalizzando sempre di più e il progetto si sta dimostrando molto attrattivo, con tante altre persone che stanno per arrivare". Ieri, in una riunione a Montecitorio sono stati eletti per acclamazione Primo Di Nicola capogruppo a Palazzo Madama e Iolanda Di Stasio a Montecitorio. L’ex ministro Vincenzo Spadafora è stato invece nominato coordinatore poltico. "Basta con populismi e sovranismi - concluso Di Maio - non è più tollerabile l’odio. Non si raccontano frottole ai cittadini. Solo la verità".