Pestaggio Diaz, poliziotto su Fb: "Io c'ero e ci tornerei mille volte". Alfano: "Fare presto chiarezza"

Post di poliziotto che si autodenuncia tra i protagonisti della "macelleria" genovese al G8 del 2001. La sentenza di tortura della Corte di Straburgo non lo sfiora neppure. "Quella notte eravamo 80 ma la nostra forza era inarrestabile... 80 torturatori con le palle piene de stemmerdde". Molti commenti entusiastici e camerateschi. Insulti anche a Cucchi e Aldrovandi. La dimostrazione che i giudici di Straburgo hanno ben inquadrato il caso. Il Dipartimento di pubblica sicurezza: "Avviate verifiche per contestazioni disciplinari". Alfano: "Faremo presto". E Renzi accelera per introduzione reato di tortura

Diaz, un giovane ferito (Ansa)

Diaz, un giovane ferito (Ansa)

Roma, 14 aprile 2015 - "Io sono uno degli 80 del VII nucleo. Io ero quella notte alla Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte". Parola di Fabio Tortosa, che su Facebook si presenta come un poliziotto di Roma e che, come risulta verificabile da internet, il 12 febbraio 2015 ha partecipato a una riunione della consulta Consap (Confederazione sindacale autonoma di polizia). Quando scrive su Facebook è invece il 9 aprile: sono passati due giorni da quando la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha dato ragione a Arnaldo Cestaro, una delle vittime del massacro operato dalle forza dell'ordine alla scuola Diaz, condannando l'Italia rea di "tortura". 

PAROLE 'MEDITATE' - Il 9 aprile Tortosa, a 48 ore dalla pronuncia dei giudici europei, rivendica con orgoglio quanto fatto dalla polizia nella scuola genovese tra le fila del VII Nucleo sperimentale inquadrato nel primo Reparto mobile, quello dei 'celerini' romani, protagonista dell'irruzione nella scuola genoveseal G8 del 2001 sotto il comando di Michelangelo Fournier, colui che al processo definì il lavoro dei suo uomini 'una macelleria messicana".

172 'LIKE' - Il post, pubblicato di notte (alle 23.14), ha raggiunto i 172 like e tanti commenti di condivisione ed entusiasmo per le parole del poliziotto. Che il giorno dopo, venerdì 10 aprile, è tornato sul suo ragionamento: "Esistono due realtà, due verità. La verità e la verità processuale. La verità processuale si è conclusa con una condanna di alcuni vertici della polizia di Stato e del mio fratello Massimo Nucera a cui va sempre il mio grande rispetto ed abbraccio. Poi esiste la verità, quella con tutte le lettere maiuscole. Quella che solo io e i miei fratelli sappiamo, quella che solo noi che eravamo lì quella notte sappiamo. Una verità che non abbiamo mai preteso che venisse a galla. Una verità che portiamo nei nostri cuori e nei nostri occhi a distanza di quasi 15 anni, quando quegli uomini incredibili si reincrociano in ogni piazza d'Italia in cui ci sia da avversare i nemici della democrazia. Quegli occhi che si uniscono in un abbraccio segreto. In un convenzionale e silenzioso 'Si', lo sappiamo, ci hanno inculato'. Ma che importa? Non era la gloria quello che cercavamo. Quello che volevamo era contrapporci con forza, con giovane vigoria, con entusiasmo cameratesco a chi aveva, impunemente, dichiarato guerra all'Italia, il mio Paese, un Paese che mi ha tradito ma che non tradirò". 

'TRANQUILLI, NIENTE PIETAS' - Poi, l'attacco a chi non condivide il suo orgoglio, la nostalgia di non poter tornare ancora alla Diaz "mille e mille volte". Eccolo: "Per quanto riguarda tutti voi; tranquilli, non vogliamo la pietas di nessuno. Sappiamo che siamo quelli ignoranti, scampati alla disoccupazione, lontani dai vostri salotti radical chic, dal vostro perbenismo becero, dal vostro politically correct. Siamo quelli che dopo un servizio di 10 ore dove abbiamo respirato odio, siamo pronti a rientrare nelle nostre case a dare amore ai nostri figli e alle nostre mogli. Ci troverai con una Ceres in mano, ti odieremo perché non hai la nostra tuta da OP, ma non te lo faremo sapere. Saremo sempre al tuo servizio, anche se quando ti rubano in casa, meriteresti, e sarebbe più coerente, che chiamassi Batman".

'PAGHEREI PER...' - Tanti i commenti, firmati. "D'altronde in un paese dove 'Giuliani' è ritenuto un santo che ti vuoi aspettare......", scrive uno dei primi. Un altro è pronto all'irruzione: "Ti stimo e se fosse pe rme verrei pure io". Fabio Tortosa gradisce e assicura: "Pagherei per tornare indietro ed avere al mio fianco oltre ai miei fratelli di allora le tante persone che ho conosciuto negli anni tra cui tu". La presenza di Tortosa alla  Diaz suscita anche invidia in chi non c'era: "Per questo, ti ho invidiato! Grande!", assicura un commentatore. "La prossima volta kiama ... e sarò al tuo fianco ....", chiede un altro. C'è anche chi era al fianco di Tortosa dentro la  Diaz: "In quegli anni e specialmente in quei giorni ho vissuto dei momenti che resteranno indelebili nella mia mente e nel mio cuore...eravamo 80 ma la nostra forza era inarrestabile...80 torturatori con le palle piene de stemmerdde. Ora nn sono piu con te FABIO come allora ma avrei dato chissa cosa per continuare a vivere con gente come te". 

'E RACITI ALLORA?' - Un altro allarga l'orizzonte: "Per quel poco che serve avete tutta la mia stima, e a quelle merde che ogni volta tirano fuori i nomi di Cucchi, Aldrovandi etc etc... ricordatevi le vittime o i feriti delle forze dell'ordine durante l'ordine pubblico, Raciti etc etc... Io ero a casa con dei compagni di squadra a guardare cosa combinavano quei 'bravi ragazzi' e tifavamo per la polizia, come dovrebbe fare ogni cittadino che ci tiene al proprio Paese'".

'EPITAFFIO' VIA FB - Su Carlo Giuliani, poi, si apre un dibattito. Tortosa prova a metterci la parola fine: "Non ci sono mezze misure. O si sta con quella merda di Giuliani o si sta con quelli che a Giuliani gli fanno saltare la testa se attenta alla tua vita. Tu con chi stai? Quelli come me pensano che sia morto perché è una merda che stava provando ad ammazzare tre giovani ragazzi, il più grande di 20 anni. E mi auguro che sotto terra faccia schifo anche ai vermi".

VERIFICHE DISCIPLINARI - "In relazione alle dichiarazioni rilasciate da un operatore di Polizia sul proprio profilo Facebook, atteso che lo stesso se ne è assunto la paternità in successive esternazioni, il Dipartimento della Pubblica Sicurezza precisa che sull'episodio sono già stati avviati accertamenti anche sull'identità delle persone che hanno commentato ed interagito con le dichiarazioni dello stesso", si legge in una nota. "Pertanto - prosegue la nota - tale attività consentirà di adeguare nella severità l'azione disciplinare alla gravità di quanto emerso sia nei confronti dell'autore del post che nei confronti di tutti coloro che, se appartenenti alla Polizia di Stato, hanno effettuato commenti censurabili".

POST DI ALFANO - "Con tutta la celerità necessaria e con il dovuto rigore - garantisce  Alfano - valuteremo il comportamento del poliziotto in questione e i commenti che hanno avuto origine dalle sue dichiarazioni e che sono stati pubblicati sul social network. Non escluderemo, pertanto, nessuna ipotesi di provvedimento disciplinare, anche quello di massima severità. Attenderemo, inoltre, le decisioni dell'autorità giudiziaria sugli eventuali profili penali di cui, naturalmente, terremo conto per l'individuazione dei provvedimenti da assumere".

L'IMPEGNO DEL PREMIER - "Da presidente del Consiglio e da segretario del Pd il mio impegno è mettere il reato di tortura" ha detto stasera a Primo Canale  di Genova, il presidented el Consiglio, Matteo Renzi, a proposito della vicenda Diaz. "Genova è stata una pagina terribile per quelli della mia generazione, ne porteranno i segni per sempre", ha sottolineato. Le parole sulla Diaz scritte su Facebook da un poliziotto sono "inaccettabili", secondo il premier, che ha aggiunto: "Perché non si parla di trovare le responsabilità politiche di allora? Non è stata fatta chiarezza".