Dialogo con una figlia sull’orlo del lockdown. "Mamma mi sento un cubo vuoto"

Sos degli psicologi: italiani mai così stressati. Lo sfogo della 16enne Bea alla madre giornalista. "Devo stare con le persone per sentirmi viva"

Didattica a distanza

Didattica a distanza

Si parla un po’ dei Maneskin, del fatto che si siano autocensurati pur di andare all’Eurovision (la ragazza commenta: "è irrisorio, sono i Maneskin mica i Cccp") poi di Anna Karenina, e legge un passo che l’ha colpita: "Tutta la varietà, tutto il fascino, tutta la bellezza della vita sono fatti di luci e ombre". Ha 17 anni tra qualche giorno, da un anno è chiusa in casa, Dad e lockdown. Dice: bene ciao vado a letto. Poi va nella sua stanza e piange. Così, da un momento all’altro, senza (un’evidente) ragione. Un’altra volta. "Vuoi una tisana?". Risponde: "Lasciami in pace". "Vieni di là da me? Se e quando hai voglia, ok?". Viene di là. "Mi sento un cubo", dice.

Che significa mi sento un cubo?

"Mi sento schiacciata dalla pesantezza. Non provo più nulla, solo pesantezza. È come se fossi priva di qualsiasi sensazione, se non quella di sentirmi un cubo vuoto e pesante. È come se si fosse esaurita ogni emozione. È come se regnasse soltanto questo senso di stanchezza e di rincoglionimento. È come se non ci fosse modo di sentire più rabbia, tristezza, frustrazione. Semplicemente stanchezza".

Siamo tutti stanchi.

"Ma è di più. È un vuoto perché le poche emozioni che provo sono brevi, non rimangono, non hanno impatto. È come se fossi diventata asettica. Non so se è giusta la parola asettica".

L’adolescenza è un casino, ci si smarrisce per trovare la propria personalità. L’unico modo per trovarla è confrontarsi con gli altri: un confronto che a te è stato tolto da un anno, proprio quando ti era più necessario.

"A marzo scorso quel cambiamento improvviso io neanche l’avevo metabolizzato. Con l’estate, c’è stata la speranza che tutto stesse migliorando. E siamo ripartiti, a scuola, in presenza: la distanza, le mascherine, tutto sopportabile, nessun sacrificio. Poi hanno richiuso: è lì che la Dad ha iniziato a essere brutta. Mi ha demoralizzato perché ho visto tutte le aspettative positive sgretolarsi di fronte ai miei occhi. Ma persino nella demoralizzazione c’era qualcosa di più di questo vuoto che ho adesso. Fino a dicembre. Poi non ero neanche più arrabbiata. Ero sfinita. Il degrado più totale".

Il degrado, esagerata...

"Io sono sfinita, demoralizzata, senza stimoli. Lo sai quanto mi piacciono le materie che studio, lo sai quanto ami le mie passioni. Adesso non riesco a fare uno sforzo neanche per fare le cose che mi fanno stare bene".

Devi provare a essere indulgente con questo tuo stare male.

"Non vorrei fossero tutte autogiustificazioni. Non vorrei essere una maschera che finora ha nascosto un’egotica, un’egoista, una maschera che ora si sta sgretolando e sotto non c’è nulla. Mi sento che non so chi sono: anche le valutazioni della scuola non mi servono più a capirmi, non so quale me venga valutata".

Non so quanto possano valere valutazioni in non presenza.

"Ma non è vero che la Dad non vale niente. Io sono contro la Dad, però azzerarla sarebbe azzerare tutti gli sforzi fatti da noi e dai prof. Semmai il problema è un altro: la scuola ha continuato a valutarci senza tener conto dell’impatto psicologico della Dad".

C’è qualcosa che ti dà un po’ di conforto?

"I rapporti umani. Adesso so che se sto con qualcuno con cui sto bene, starò bene. È un paradosso: ora che non si possono avere rapporti sociali, ho capito quanto siano importanti".

È importante anche guardare il mondo intorno a noi.

"Sì. Con il Covid per forza mi sono informata di più. E informarmi di più mi ha deluso, mi ha fatto vedere che ci sono troppe ingiustizie sociali".

Come va ora con la Dad?

"Lì mi sveglio anche 5 minuti prima della lezione, per sei ore mi impegno a stare attenta ma mi distraggo: è talmente impersonale che è difficile mantenere l’illusione che sia una vera lezione. Dopo, studio. E dopo non riesco a concentrarmi: inizialmente c’è la volontà di dare un senso a questi pomeriggi, ma alla fine non ci riesco. Lascio che passi il tempo".

E in presenza, l’ansia?

"L’ansia ce l’ho ogni mattina prima di uscire. Sai quanto avevo lavorato per cercare di tenerla sotto controllo, ora è come se dovessi ricominciare da zero. Si placa in classe, perché lì sei sotto stress ma almeno sei circondato da persone che ti rassicurano. Però questa differenza, una settimana vegetale in Dad, una settimana superwow in presenza, non è neanche più così netta. Le sensazioni ora si mescolano. In peggio".

Finirà, Bea. Tra le luci e le ombre, l’hai letto tu, c’è la bellezza della vita. C’è il futuro.

"Sì certo. Io lo so cosa voglio fare del mio futuro. Ma sinceramente non so se ne sarò in grado".