Martedì 16 Aprile 2024

Di Maio verso la nomina Ue La Lega prova a bloccarlo Ma FdI rinuncia alle barricate

Polemiche contro l’ex grillino che Borrell vorrebbe inviato dell’Europa per il Golfo. Irritazione per il mancato coinvolgimento del governo. Tajani: "Una scelta che non ci riguarda".

Di Maio verso la nomina Ue  La Lega prova a bloccarlo  Ma FdI rinuncia alle barricate

Di Maio verso la nomina Ue La Lega prova a bloccarlo Ma FdI rinuncia alle barricate

di Elena G. Polidori

Un fatto è certo: il governo Meloni non ha indicato nessun proprio candidato da contrapporre alla designazione dell’ex ministro Luigi Di Maio a rappresentante della Commissione Ue nel Golfo fatta dal governo Draghi. Il che, come sottolineato dall’europarlamentare del Pd Irene Tinagli, sembra un accanimento "contro la persona" e di carattere politico, più che di sostanza: "Di Maio è italiano e per questo dobbiamo rallegrarci per la sua nomina".

Ma a destra e nella maggioranza il boccone è davvero difficile da digerire. Matteo Salvini conta che ci sia "un ripensamento" sull’indicazione dell’Alto rappresentante, Josep Borrell, mentre Maurizio Gasparri annuncia la richiesta di "un voto del Parlamento" contro la nomina, segno che nel centrodestra è pressoché unanime il malcontento per la scelta caduta sull’ex ministro degli Esteri. Ma, al di là delle dichiarazioni, è diffusa la convinzione che sia irreversibile la decisione, con il primo step per la ratifica atteso giovedì nella riunione degli ambasciatori del Comitato politico e di sicurezza.

L’ex leader M5s aspetta in silenzio che l’iter si completi. Mentre nel governo le sfumature di dissenso vanno dal "disagio" alla "grande irritazione", legata anche al fatto che, spiegano fonti dell’esecutivo, Borrell non abbia notificato a Roma, prima dell’annuncio, la sua decisione, frutto di un processo di selezione già noto da novembre ma al quale non è stato contrapposto nessun altro nome. Chiamato a chiarire questo aspetto, il successore di Di Maio alla Farnesina, Antonio Tajani, ha risposto sdegnato: la nomina di Di Maio "è una prerogativa dell’Alto rappresentante, non è una scelta del governo italiano, non sono cose che ci riguardano". "Bene che sia un italiano – è stato invece il commento del capogruppo di FI alla Camera, Paolo Barelli –. Nulla contro Di Maio, ma d’altra parte Borrell è un socialista e non vorrei che questo apparisse a taluni una sorta di risarcimento a Di Maio, telecomandato dall’Italia, che lasciò il M5s su richiesta del Pd e, dopo la caduta del governo, si è ritrovato in braghe di tela".

Le proteste più dure vengono dalla Lega, che ha presentato un’interrogazione alla commissione Ue, sottolineando che l’incarico è retribuito "con minimo 13mila euro al mese". Si chiede come un "ruolo cruciale di mediazione e diplomazia in una zona instabile e dai fragili equilibri geopolitici" possa essere svolto da chi "durante il suo mandato come titolare della Farnesina ha creato in maniera ripetuta incidenti diplomatici con alcuni Paesi parte del Golfo Persico". È tranchant, in questo senso, il ministro Salvini: "Con tutti i diplomatici di carriera che hanno fatto tanto in Italia e in Europa, mandare a mediare il signor Di Maio Luigi è curioso. Non è l’unica iniziativa curiosa da parte delle istituzioni europee che sono più ideologiche che pragmatiche. Conto che ci ripensino perché in Italia e in Europa ci sono mediatori con curriculum assolutamente superiori rispetto al pur rispettabile ex ministro degli Esteri. Non è una questione personale".

E allora, che fare? In vista non ci sono ripensamenti. Né contromosse del governo. Non avrebbe senso, si ragiona in FdI, andare contro la nomina di un italiano, aprendo anche un nuovo fronte con l’Europa. Tanto meno, a sentire varie fonti del centrodestra, è accreditata la possibilità di un voto parlamentare come quello proposta da Gasparri, su una risoluzione per "far emergere una pubblica censura istituzionale, per impedire una costosa nomina, che offende la democrazia, la cultura, la competenza, la grammatica e la geografia".

Fra le voci a difesa di Di Maio, quella di Bruno Tabacci, che definisce "pretestuose e provinciali le critiche. Peraltro Di Maio è stato il ministro degli Esteri del governo Draghi con il sostegno di tutti i partiti, anche del centrodestra, con la sola eccezione di FdI. Non mi pare molto intelligente ora fingersi smemorati".