Giovedì 25 Aprile 2024

"Di Maio si professa liberale? Macché, lo diceva pure D’Alema"

Il presidente della Fondazione Einaudi è scettico: "In fondo neanche Draghi lo è"

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"Di Maio si professa liberale? Una generosità inattesa che non posso che apprezzare". Davide Giacalone (foto), presidente della Fondazione Luigi Einaudi, il padre del liberalismo in Italia, ha il dono dell’ironia.

Una corsa a chi è più liberale?

"Guardi, D’Alema, che veniva da una solida e nobile tradizione comunista, si professò liberale. Berlusconi si inventò la ‘rivoluzione liberale’. Salvini, a un certo punto, proruppe nel grido ‘La rivoluzione liberale la faccio io!’. Ora è arrivato Di Maio. Benvenuto. Peccato che Piero Gobetti, autore della Rivoluzione liberale, morì per le percosse del regime fascista".

Su Di Maio cosa diciamo?

"Diciamo che, forse, dovrebbe rileggersi il libro di un autore davvero liberale, Ernesto Rossi, Abolire la miseria. Conteneva ricette che erano l’esatto opposto del reddito di cittadinanza di cui Di Maio è stato ed è il grande alfiere. Rossi proponeva non di dare soldi alle persone per non fare nulla, ma di aiutare quella parte della popolazione che finisce in condizioni di indigenza o di povertà estrema. Non regalare soldi a pioggia per stare a casa, ma esaltare la dignità del lavoro".

In Italia, però, vale l’endiadi ‘liberale-liberista’.

"Solo in Italia si fa questa equazione. Su questo tema vi fu uno scontro, raffinato, tra Benedetto Croce e Luigi Einaudi, ma ci porterebbe troppo lontano. In ogni caso, vorrei fosse messo agli atti che Lord Maynard Keynes non era un socialista, ma appunto un fiero liberale".

Mario Draghi è tra i liberali?

"No, assolutamente. Draghi è stato un allievo di Federico Caffè, che era un socialdemocratico. Lo definirei un liberaldemocratico, più vicino a Keynes che a Einaudi".

Ettore Maria Colombo