Di Maio rinnega il passato e saluta: "Uno non vale uno, basta populismi"

Il ministro lascia i 5 Stelle. "Alcuni dirigenti hanno indebolito il Paese. Stop alle ambiguità sulla guerra". Gruppi autonomi alla Camera e al Senato, con lui circa 60 parlamentari. Il nome è Insieme per il futuro

Luigi Di Maio in Senato (Ansa)

Luigi Di Maio in Senato (Ansa)

Un discorso politico, di quelli che mai si sono sentiti pronunciare da Giuseppe Conte. Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, ha lasciato il M5s, con una scelta dolorosa, ma necessaria, "che mai avrei immaginato di dover fare: da oggi inizia un nuovo percorso e per costruire un futuro servono soluzioni e idee realizzabili. Per avere un modello vincente da nord a sud abbiamo bisogno di aggregare le migliori capacità e talenti. Perché uno non vale uno".

La scissione grillina è dunque consumata. E Di Maio la motiva in modo crudelmente chiaro rispetto ai tentennamenti di Conte delle ultime settimane. "Dovevamo necessariamente scegliere da che parte stare della storia – ha scandito – con l’Ucraina aggredita o la Russia aggressore. Le posizioni di alcuni dirigenti del M5s hanno rischiato di indebolire il nostro Paese". Frase, quest’ultima, che ha scatenato l’applauso di quasi tutti i componenti dei suoi nuovi gruppi, riuniti in una sala dell’Hotel Bernini, nella centralissima piazza Barberini a Roma, nel momento più difficile della storia grillina dal momento della sua fondazione. I gruppi parlamentari (al momento 50 deputati e 11 senatori, ma i numeri potrebbero aumentare con alcuni grillini espulsi, ora nel misto delle due Camere, che sarebbero pronti a passare con Di Maio, ndr) si dovrebbero chiamare "Insieme per il futuro". "Nessuno ha intenzione di creare una forza politica personale, ci mettiamo in cammino – ha detto ancora Di Maio – partendo dagli amministratori locali. Dovrà essere un’onda con al centro le esigenze territoriali. Non ci sarà spazio per l’odio, populismo, sovranismo ed estremismi".

Poco prima delle 20 Di Maio era salito al Quirinale per informare il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dell’imminente addio al M5s. Un atto dovuto, certo, anche nella consapevolezza che la scissione dell’ormai ex partito di maggioranza relativa potrà provocare ripercussioni sul governo in un momento particolarmente delicato per il Paese. Di Maio ha restituito al mittente gli attacchi ricevuti nei giorni scorsi dai contiani che lo hanno accusato di comportamento irresponsabile: "Le posizioni di alcuni dirigenti del M5s hanno rischiato di indebolire il nostro Paese", ha scandito il titolare della Farnesina. Perché proprio di fronte a una "situazione così complessa" c’è bisogno "di una Europa unita" che "dipende dall’unità dei governi degli Stati membri, lasciando da parte ogni polemica strumentale". In questi mesi "la prima forza politica in Parlamento aveva il dovere di sostenere il governo senza ambiguità. Abbiamo scelto di fare un’operazione verità, partendo proprio dall’ambiguità in politica estera del M5s. In questo momento storico sostenere i valori europeisti e atlantisti non può essere una colpa". E, ha ribadito con forza, "pensare di picconare la stabilità del governo solo per ragioni legate alla crisi di consenso è da irresponsabili. Questa guerra non è uno show mediatico, è reale, le vittime sono reali".

Di Maio ha, poi, voluto ringraziare il M5s "per quello che mi ha dato, ma credo anche di avere ricambiato", concludendo: "Quando ho iniziato questa esperienza di governo non conoscevo personalmente il presidente Mario Draghi, faccio parte del governo Draghi e credo che la sua azione sia motivo d’orgoglio per l’Italia in tutto il mondo e continueremo a sostenerlo con lealtà, idee e il massimo impegno che possiamo metterci".

Con Di Maio se ne vanno pezzi di storia grillina come la viceministra dell’Economia Laura Castelli, il presidente della commissione Affari europei di Montecitorio Sergio Battelli, il già spin doctor di Di Maio, Vincenzo Spadafora, il sottosegretario degli Esteri Manlio Di Stefano, il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, ma anche l’ex presidente della commissione Finanze Carla Ruocco. Alla Camera il nuovo gruppo nascerà già oggi mentre al Senato il "simbolo" necessario per consentire alla pattuglia di senatori ex 5S di costituirsi in organismo parlamentare lo presterà Bruno Tabacci.