Un discorso politico, di quelli che mai si sono sentiti pronunciare da Giuseppe Conte. Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, ha lasciato il M5s, con una scelta dolorosa, ma necessaria, "che mai avrei immaginato di dover fare: da oggi inizia un nuovo percorso e per costruire un futuro servono soluzioni e idee realizzabili. Per avere un modello vincente da nord a sud abbiamo bisogno di aggregare le migliori capacità e talenti. Perché uno non vale uno". La scissione grillina è dunque consumata. E Di Maio la motiva in modo crudelmente chiaro rispetto ai tentennamenti di Conte delle ultime settimane. "Dovevamo necessariamente scegliere da che parte stare della storia – ha scandito – con l’Ucraina aggredita o la Russia aggressore. Le posizioni di alcuni dirigenti del M5s hanno rischiato di indebolire il nostro Paese". Frase, quest’ultima, che ha scatenato l’applauso di quasi tutti i componenti dei suoi nuovi gruppi, riuniti in una sala dell’Hotel Bernini, nella centralissima piazza Barberini a Roma, nel momento più difficile della storia grillina dal momento della sua fondazione. I gruppi parlamentari (al momento 50 deputati e 11 senatori, ma i numeri potrebbero aumentare con alcuni grillini espulsi, ora nel misto delle due Camere, che sarebbero pronti a passare con Di Maio, ndr) si dovrebbero chiamare "Insieme per il futuro". "Nessuno ha intenzione di creare una forza politica personale, ci mettiamo in cammino – ha detto ancora Di Maio – partendo dagli amministratori locali. Dovrà essere un’onda con al centro le esigenze territoriali. Non ci sarà spazio per l’odio, populismo, sovranismo ed estremismi". Poco prima delle 20 Di Maio era salito al Quirinale per informare il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dell’imminente addio al M5s. Un atto dovuto, certo, anche nella consapevolezza che la scissione dell’ormai ex partito di maggioranza relativa potrà provocare ripercussioni sul governo in ...
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