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Roma, 9 febbraio 2022 - Per qualcuno sta fermo sulla riva del fiume aspettando speranzoso di veder passare il ’cadavere’ dell’avvocato Conte. Per altri, invece, briga e trama per dare una mano all’impetuosa corrente, e proprio questo sarebbe il motivo dell’incontro della settimana scorsa con Virginia Raggi, la pentastellata fornita della dote che manca al ministro degli Esteri: un’immensa popolarità presso la base militante. Nella ridda di voci, lui, Luigi Di Maio, resta muto. Imperscrutabile come la sfinge. Non si presenta neppure all’assemblea del gruppo alla Camera. Di certo, a levare le tende abbandonando il movimento Cinquestelle non ci pensa per niente. La tentazione non l’ha sfiorato neppure prima della decisione-bomba, quando i centristi facevano a gara per sedurlo, figurarsi ora che Conte è nei guai fino al collo. Ipotesi per ipotesi, va per la maggiore, soprattutto negli ambienti dell’ex premier, quella secondo cui il ministro napoletano sarebbe stato al corrente del verdetto del tribunale di Napoli in anticipo e per questo avrebbe bruciato i tempi dimettendosi dal comitato di garanzia. Non è certamente solo una voce quello secondo cui Di Maio in questo momento, attende gli eventi. E quelli nessuno può prevederli. Determinante è la posizione di Beppe Grillo. Comunque vadano le cose, Conte uscirà ulteriormente ammaccato dall’incresciosa vicenda. Lo statuto nelle cui spire è stretto fino quasi a soffocare in fondo lo ha scritto lui, e questo fa sganasciare i dimaiani. La leadership non c’è e non è nemmeno chiaro se e quando si formerà. Nel caos dei pentastellati l’unico punto fermo è ancora il capo fondatore, Beppe Grillo, ed è probabile che proprio su di lui conti Di Maio. Che l’Elevato nutra fiducia limitata nell’avvocato del popolo, che pure a suo tempo aveva promosso ad Elevato in seconda, è noto: l’intervento di ieri non smentisce, anzi rincara. ...
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