Di Maio, no ai profughi afghani: evitare l’esodo

La Farnesina: "Aiutiamo i Paesi vicini per tenerli lì". La Ue sui talebani: "La nostra presenza a Kabul non significa riconoscere il regime"

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Un frenetico lavorìo diplomatico e una confusa situazione sul fronte interno. Ecco i due elementi che hanno caratterizzato la giornata afghana di ieri. Partiamo dal primo punto. L’Unione europea cerca soluzioni e lo fa aprendo uno spiraglio ai talebani. In sostanza, ma solo a certe condizioni, la Ue potrebbe inviare – come recitano i ministri degli Esteri nel primo incontro dopo la disastrosa evacuazione dall’Afghanistan – "una presenza congiunta a Kabul, se le condizioni di sicurezza lo consentiranno".

Ad annunciare l’iniziativa l’Alto rappresentante Josep Borrell. Che ha sottolineato con forza come l’eventuale invio di un avamposto europeo "non sia affatto un primo passo per il riconoscimento" politico dei talebani, bensì "un impegno operativo". Il messaggio è chiaro: "Bruxelles e i Paesi Ue non riapriranno le ambasciate come nulla fosse successo". E poi, ci saranno condizioni precise: l’Afghanistan non sia di nuovo un santuario del terrorismo; rispetto dei diritti umani, in particolare delle donne; libertà di stampa; governo di transizione inclusivo (a questo proposito da rilevare che anche ieri è slittato l’annuncio di un nuovo esecutivo); libero accesso agli aiuti umanitari. E, ancora, "adempimento di quanto pattuito sulla partenza di cittadini stranieri e degli afghani a rischio" che intendono lasciare il Paese.

In questo contesto si inserisce l’azione della Farnesina. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio (in missione in questi giorni in Qatar, Uzbekistan, Tagikistan e Pakistan), ha fissato alcuni paletti. Specie sul tema dei profughi. E quindi "dobbiamo sostenere i Paesi limitrofi che già fronteggiano la pressione migratoria". C’è il "dovere morale" di dare assistenza umanitaria ai rifugiati: "Le risorse che verranno mobilitate per le politiche migratorie in Afghanistan e nei Paesi vicini devono essere inserite nel contesto di un’ampia politica migratoria europea". Ma attenzione: l’obiettivo è "aiutare il popolo afghano e i Paesi confinanti lì, in loco". Questo per evitare "un esodo di massa verso l’Europa". Per questo motivo c’è la disponibilità a dirottare "le risorse dedicate al supporto delle forze di sicurezza afghane". Insomma, i soldi per l’esercito convertiti in operazioni di cooperazione. Interviene anche Paolo Gentiloni, commissario europeo all’Economia che sottolinea come occorre togliersi dalla testa l’idea dei "talebani buoni" e di come sia complicato organizzare una riunione del G20, dati i rapporti attualmente non semplici tra Usa e Cina.

Sul fronte interno la situazione è sempre più caotica. Fonti dei talebani, citate da Trt World, rivendicano di essere entrati nella valle del Panshir, ultima sacca di resistenza. E sostengono che i leader dei ribelli, Ahmed Massoud e l’ex vicepresidente Amrullah Saleh, sarebbero fuggiti, forse in Tagikistan.

Invece, il Fronte nazionale della resistenza, citato da media regionali, smentisce la resa. Lo stesso Saleh, che aveva parlato di un isolamento di fatto della provincia con un taglio delle linee di comunicazione, ha negato la fuga in un messaggio audio alla Bbc.

red. est.