Di Maio in allarme: no alle elezioni a marzo

Malessere fra i pentastellati che vogliono la linea dura con il governo. Scontro con Pd e LeU sulla nomina di Errani a relatore della manovra

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di Ettore Maria Colombo

"Se il buongiorno si vede dal mattino, altro che candidare Draghi al Quirinale. Quello si dimette prima di Natale e ci lascia tutti col c. per terra!" è l’angosciato commento del senatore dem. Che succede? Che i 5 Stelle dicono un "no", definito dal Pd "incomprensibile e inaspettato", alla nomina del senatore di LeU, Vasco Errani, a relatore alla manovra economica, che è al Senato. Alan Ferrari, vicecapogruppo del gruppo dem – uno serio, pacato, low profile, dichiarazioni sulle dita di una mano – perde la trebisonda: "Non ho capito. Non vi va bene Errani? E perché?!".

Pd e M5s, dunque, ‘rompono’, e su un tema delicato come il relatore alla ex Finanziaria. Ora, Errani, al netto di un curriculum di tutto rispetto, è anche un pezzo da novanta di quella LeU di Bersani che, coi 5 Stelle, e il Pd, ci si vuol alleare. Insomma, la scelta appare davvero "inaspettata e incomprensibile" sibila il riformista dem Ferrari.

Ma mentre nel Pd regnano "sconcerto e dispiacere", i 5 Stelle ribattono, con il presidente della commissione Bilancio, Daniele Pesco, di aver proposto "tre relatori (uno di centrosinistra, uno di centrodestra e uno M5S, ndr) perché serve la massima responsabilità di tutti a che i lavori sulla legge bilancio siano ordinati ed efficaci, specie dopo il voto al Senato (destre e Iv hanno mandato sotto il governo, ndr). Avere tre relatori è la forma che ci consente di fare sintesi". Al netto dell’idea, assai cervellotica, dei tre relatori, il punto è che il Movimento è in pieno marasma. La lamentazione, e l’ira, di molti senatori dice questo: siamo la prima forza politica in Parlamento, abbiamo preso solo schiaffi sulla Rai, almeno un relatore alla manovra tocca a noi.

Inoltre, ormai, i big M5s parlano a ruota libera. Vincenzo Spadafora ha tuonato contro Conte, definendolo "un leader debole che fa troppi errori e che silenzia il dissenso". Poi c’è il ministro all’Agricoltura, Stefano Patuanelli, che, ai senatori grillini mostra tutto il suo umor nero: "Basta prendere schiaffi da Renzi. A questo punto anche noi possiamo essere più rigidi sulla manovra e gestirla secondo i nostri interessi". Una vera dichiarazione di guerra pronunciata mentre il povero ministro Federico D’Incà non riusciva a calmare almeno 30 senatori ribelli che tuonavano contro i renziani e pure contro il Pd. E così Pesco e la neo-presidente dei senatori 5S, Castellone, si accordano per silurare Errani. Ferrari e i dem non ci stanno: "I 5S smentiscono il senatore Zanda, quando invece un accordo informale su Errani c’era (e anche Iv e Autonomie erano d’accordo, ndr). Hanno già il Pesco e la Castelli (in quota governo, ndr). Davamo per scontato che su Errani non ponessero problemi. Qui si predica bene e si razzola male".

I 5S sono preoccupati, ma per ragioni prosaiche. La durata della legislatura è a rischio. Avverte, non a caso, i naviganti, 5 Stelle compresi, il ministro Luigi Di Maio: "Se andiamo a votare a marzo, non avremo un governo in carica prima di luglio-agosto e allora ci sarà da erogare la terza dose dei vaccini". Sotto-testo: voi, cari onorevoli, se la legislatura si interrompe, sarete già tutti a casa.